Non è tardata la replica dell’ex assessore Dafne Musolino alle parole del consigliere comunale Alessandro Russo sul Piano Tari 2022 approdato ieri in Consiglio Comunale. L’esponente del Pd ha infatti accusato la vecchia Giunta di aver attuato nei loro confronti un «ricatto istituzionali», costringendoli a scegliere tra l’evitare di aumentare la tassa sui rifiuti e il mettere a repentaglio il lavoro di 140 lavoratori a tempo determinato di MessinaServizi Bene Comune.
Qual è la questione? In sintesi, all’interno della delibera sul Piano Tari è previsto un aumento medio del 9% , spiegato dalla Giunta De Luca con l’aumento del costo dei rifiuti in discarica e con la necessità di prorogare il contratto dei dipendenti a tempo determinato di MessinaServizi Bene Comune che si occupano dello spazzamento. Il consigliere Alessandro Russo, prima di entrare in Aula ha commentato la delibera e puntato il dito contro la Giunta e la gestione della Partecipata che si occupa dei rifiuti a Messina.
Al vetriolo la replica dell’ex assessore al ramo, Dafne Musolino: «Al consigliere Russo che parla di ricatto istituzionale consigliamo di smetterla di fare dichiarazioni fasulle e di dedicarsi allo studio della delibera per l’approvazione del Piano TARI 2022 – scrive in una nota –, magari potrà evitare di fare l’ennesima figura dell’ignorante. Nonostante la delibera sia stata trasmessa nel mese di febbraio, e sia stata già discussa pure in commissione consiliare, il Consigliere Russo evidentemente non ha ancora trovato il tempo di leggere il piano e, soprattutto, di comprenderlo».
Musolino: «Aumento della Tari causato dalla crisi regionale degli impianti»
Dafne Musolino imputa l’aumento della Tari a Messina alla crisi regionale che riguarda gli impianti per lo smaltimento dei rifiuti indifferenziati in Sicilia «che sono ormai saturi». Sarebbe proprio a causa di questa crisi che «la tariffa per tali rifiuti è lievitata da 130 euro a tonnellata a ben 260 euro a tonnellata».
«Russo – prosegue Musolino – finge di non comprendere che se l’amministrazione De Luca non avesse puntato risolutamente sulla raccolta differenziata, raggiungendo il traguardo ormai consolidato del 55%, e diminuendo la qualità di indifferenziato a 120 tonnellate giornaliere, la Tari sarebbe aumentata in modo decisamente più gravoso per i cittadini: è stato stimato che senza la differenziata al 55% il costo della tariffa sarebbe aumentato del 30% e non del 7% (reale aumento). Conti alla mano, se non ci fosse stato l’aumento della tariffa per lo smaltimento dell’indifferenziata, ci sarebbe stata una diminuzione del 4% della TARI che però, a causa della grave inefficienza della Regione, non è stato possibile applicare».
«Senza l’aumento della tariffa dell’indifferenziato – aggiunge –, in sostanza, non solo il costo per la stabilizzazione dei 140 lavoratori sarebbe stato assorbito dai maggiori ricavi derivanti dalle utenze fantasma, ma si sarebbe pure registrata la diminuzione del 4% della tariffa. Pertanto, Russo studi prima di parlare: il PEF 2021 è superiore a quello del 2020 solo a causa dell’aumento del costo dell’indifferenziato, mentre la spesa prevista per stabilizzazione dei lavoratori non ha avuto alcuna incidenza in tal senso».
Musolino: «Lo sfidiamo con i numeri»
Come si ricordava, il consigliere Alessandro Russo ha contestato la gestione della MessinaServizi Bene Comune: «C’è un problema di gestione del servizio – ha dichiarato ieri ai nostri microfoni. Quello che è certo è che in tre anni non hanno saputo mettere mano a un sistema che funziona ancora con lavoratori a tempo determinato».
Secondo Dafne Musolino: «Anche l’accusa della mancata riorganizzazione del personale si rivela per quello che è: l’ennesima espressione di una lacunosa conoscenza delle procedure legali per l’assunzione del personale, che poteva essere stabilizzato solo alla scadenza del contratto a tempo determinato, periodo che ha comunque consentito alle maestranze di acquisire la professionalità necessaria ad attuare il servizio di RD nel migliore dei modi e che, al contempo, ha consentito alla Società partecipata di usufruire dei benefici fiscali sui costi del personale. Ovviamente Russo di tutto ciò non può parlare, per la semplice ragione che non si è mai occupato dell’amministrazione della società, essendosi sempre limitato a sproloquiare dagli scranni del consiglio comunale».
«Parlare di ricatto istituzionale – conclude Musolino –, pertanto, non solo è documentalmente falso e lo sfidiamo sui numeri, ma costituisce espressione del modo becero con il quale certi consiglieri comunali, e Russo è tra questi, hanno lavorato in questi anni, anteponendo la contrapposizione politica al benessere dei cittadini ed alla stabilizzazione degli stessi lavoratori del settore rifiuti, il cui costo, lo si ripete, non influisce sull’aumento del Piano TARI 2022».
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