Delusione, volti tesi e una profonda amarezza hanno contraddistinto la conferenza stampa tenutasi questa mattina nella Sala Falcone e Borsellino di Palazzo Zanca, durante la quale l’Amministrazione Accorinti ha commentato la bocciatura del piano di riequilibrio, presentato ieri in Consiglio Comunale, illustrandone le conseguenze sulla città dello Stretto.
Sfruttando una possibilità legislativa messa in campo dal Governo, il Comune di Messina, insieme ad altri, ha ottenuto la possibilità di presentare un Piano di riequilibrio attuabile su 20 anni, anziché su 10, come previsto solitamente dalla normativa. Dopo aver seguito l’iter necessario e ottenuto il benestare dai revisori dei conti, la Giunta ha presentato il provvedimento al Consiglio Comunale che, con solo 18 consiglieri presenti in aula su 40, ha bocciato il Piano.
«I tempi per la discussione sono stati pienamente rispettati dall’Amministrazione, ma volontariamente compressi dal Consiglio Comunale – ha spiegato l’assessore allo Sviluppo Economico, Guido Signorino. Allungare a 20 anni la durata del Piano di riequilibrio avrebbe consentito di ridurre il sacrificio imposto alla città dalla necessità di risanare i 400 milioni di euro di debito che le pesano sulle spalle».
Gli fa eco l’assessore al Bilancio Enzo Cuzzola, che spiega quali saranno gli effetti di questa bocciatura sui progetti e sugli interventi programmati e messi in campo dalla Giunta: «È chiaro che – ha affermato – poter spalmare il risanamento del debito su 20 anni, anziché su 10, avrebbe consentito un maggiore sviluppo della città. Avrebbe liberato maggiori risorse da investire nei servizi per migliorare Messina e avrebbe garantito il turnover».
«Ma la situazione non è drammatica come si potrebbe pensare, non bisogna piangersi addosso – ha continuato Cuzzola. Il piano di riequilibrio originario è comunque sostenibile e, anche se limitato a 10 anni, è approvabile. Verranno meno, però, alcuni investimenti in diversi settori». A farne le spese, hanno spiegato a più riprese gli assessori, saranno le assunzioni, le stabilizzazioni e, chiaramente, i servizi pubblici e sociali.
L’ambito che rischia di essere maggiormente penalizzato, infatti, è quello dei servizi sociali, guidato dall’assessore alle Politiche Sociali Nina Santisi, la quale si è espressa duramente contro chi ha contribuito alla bocciatura del Piano: «Il settore di cui mi occupo ha a che fare con le persone, specialmente con quelle più fragili e vulnerabili – ha commentato. Potremo portare avanti i servizi essenziali, ma non sarà possibile investire in un miglioramento e nella creazione di maggiori opportunità. Questo riguarda non solo i fruitori, ma anche i lavoratori, perché ridimensionare i servizi significa anche ridimensionare l’occupazione».
«Questi consiglieri – ha concluso, con indignazione, l’assessore Santisi – dall’alto dei loro scranni, hanno pensato di segnare il futuro della città, hanno violato la sacralità dell’Aula. È stata una scelta scellerata, giocata sulla pelle dei più fragili. Tutto questo mi evoca una parola sola: vergogna».
A seguire, è intervenuto il vicesindaco e assessore a Viabilità e Trasporti Gaetano Cacciola che, oltre a ricordare il lavoro svolto in questi anni per riportare in equilibrio i bilanci dell’ATM e migliorare il servizio, ha espresso preoccupazione per il nuovo piano industriale appena approvato e, con molta probabilità, non più sostenibile.
L’Assessore ha concluso puntando il dito contro il Consiglio Comunale e condannando duramente l’operato del Presidente Emilia Barrile, che recentemente ha annunciato una sua possibile candidatura a Sindaco: «Avevo pensato anche di dare le mie dimissioni, per impossibilità di agire – ha dichiarato Cacciola. Ma qui chi si deve dimettere sono loro, il Consiglio Comunale e la Presidente Barrile, che avrebbe potuto, con il suo voto, risollevare le sorti della città».
Infine, dopo le domande dei giornalisti, è stato mostrato il messaggio video mandato dal Sindaco Renato Accorinti, ancora all’estero a seguito dell’incontro all’ONU tenutosi nei giorni scorsi.
«Non c’era un motivo valido per bocciare il Piano – ha dichiarato Accorinti. Spalmare il debito su 20 anni avrebbe potuto diminuirne il peso sui cittadini: bloccarlo è stato un gesto folle che ricadrà sulle spalle della città».
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