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Ospedale Piemonte. Rifondazione comunista: “Non può e non deve chiudere”

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piemonteRifondazione comunista – che da sempre difende il sistema sanitario pubblico – in merito all’eventuale chiusura dell’Ospedale Piemonte, chiede «di pensare all’interezza dell’azienda e alla considerazione che l’esistenza del Piemonte non può che essere di sostegno al Papardo per l’incremento di ricoveri e interventi».
«Non vorremmo – si legge in una nota – assistere al lento smantellamento anche dell’opsedale Papardo, visto che già oggi si vocifera del trasferimento al Policlinico di cardiochirurgia e neurochirurgia».
Per Rifondazione Comunista rimane prioritario il diritto alla salute dei cittadini, «soprattutto anziani, poveri, migranti, che si rivolgono al presidio centrale della città, individuato anche dalla Protezione civile come centro di riferimento per le calamità».
«Non ci saremmo mai aspettati – prosegue la nota − che la riforma delle rete ospedaliera targata Crocetta-Borsellino, oggi in commissione all’Ars, penalizzasse la sola provincia di Messina con ben 50 posti letto in meno nel “silenzio totale” e con il solo motivo ricorrente “l’ospedale Piemonte non deve chiudere”, prospettando così tante soluzioni diverse (presidio di comunità, accorpamento all’Asp, accorpamento al Neurolesi, ecc.) da restare attoniti».
Il nosocomio di viale Europa non può e non deve chiudere i battenti perché – si evidenzia – «si sono spesi così tanti soldi dei contribuenti italiani per la ristrutturazione, da ritenere un peccato non utilizzarlo. Perché i lavori sono stati programmati per consentire un presidio con 121 posti letto, quindi, se riduzione dei posti letto ci deve essere, non “dovrebbe” toccare l’azienda ospedaliera Papardo-Piemonte e, soprattutto, perché dovrebbe toccare solo la provincia di Messina? La normativa stabilisce che non possono esistere punti nascita con meno di 500 parti, perché non sicuri: bene, allora a chiudere “dovrebbe” essere quello del Papardo, giusta delibera aziendale; ed è così dall’11 agosto 2014, senza nessuna difficoltà per mamme o neonati (anzi, forse la maggior presenza di personale non ha potuto che giovare all’organizzazione)».
E aggiungono: «Paradossalmente al Papardo la concomitanza dell’ostetricia con il reparto di malattie infettive e l’utilizzo comune di ascensori e scale, non aveva fino all’arrivo del Dg Vullo fatto indignare nessuno! Forse perché alcuni parametri dei trattamenti effettuati al Piemonte presi in considerazione dal piano nazionale esiti, vedi frattura del femore, sono migliori della media nazionale? Oppure perché il pronto soccorso del Piemonte effettua più prestazioni del vicino Policlinico? Se si controllasse la residenza dei pazienti si scoprirebbe che non sono certamente tutti del centro storico. Non solo, la commissione aziendale per valutare l’appropriatezza percorso Ima Stemi dal Piemonte all’emodinamica del Papardo non ha dimostrato che non è sicuro, ma che spesso non ci sono posti letto al Piemonte».

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