Omayma Benghaloum, cittadina messinese e tunisina di nascita, è stata uccisa a bastonate dal marito il 4 settembre 2015, perchè lavorava fino a tardi e non voleva tornare in Tunisia. Era mediatrice culturale e si dedicava all’accoglienza dei migranti. Dall’aprile 2016 è in corso il processo per il femminicidio, che vede imputato Faouzu Dridi, e in cui il Cedav onlus ( Centro donne anti violenza) si è costituito parte civile. Domani si terrà un’udienza in Corte d’Assise a Messina e il Cedav lancia un appello a tutte le donne e gli uomini della nostra città a parteciparvi. Un modo per rivendicare il diritto alla libertà di vivere di tutte le donne. Di seguito il comunicato stampa diramato dal Cedav.
“Dall’aprile 2016 è in corso il processo per il femminicidio di Omayma Benghaloum, in cui il Cedav onlus si è costituito parte civile. L’assassino – afferma il Cedav – è il marito della donna Faouzu Dridi. E’ stato fin qui un percorso faticoso e complesso in quanto la costituzione di parte civile è stata ostacolata dal parere sfavorevole del P.M. La costituzione di parte civile del Cedav onlus non è un atto formale, ma fortemente politico e di civiltà, tesa a ribadire che un omicidio di una donna non è solo un fatto delittuoso con nessuna connotazione di genere, ma ci riguarda tutti e tutte. Troppe volte in questo tipo di processi in aula si trovano solo gli imputati e i loro avvocati.
Le famiglie delle vittime, spesso, non trovano nelle aule dei tribunali la presenza di donne necessarie a dargli la forza a sopportare la difficoltà di processi dove la vita della donna uccisa viene passata sotto la lente di ingrandimento molto di più di quella degli imputati.
Frasi non vere e pesanti – si legge nel comunicato – sono state profferite dall’imputato sulla vita di Omayma, sulla sua scelta di volersi separare perché innamorata di altro uomo. Omayma era una donna lavoratrice e stimatissima da tutta la comunità, dedita al lavoro e alla famiglia. Se è vero che per ogni donna uccisa siamo tutte parte lesa, serve dimostrarlo anche con la presenza nelle aule dei tribunali. La prossima udienza si terrà giovedì 15 Dicembre c.a..
Abbiamo fin ora lottato per salvaguardare il nome di Omayma e il diritto delle sue figlie di avere un futuro sereno, nonostante tutto, oggi protette in una comunità. Abbiamo lottato perché Omayma, le sue scelte di vita, la sua forza e le sue fragilità, vengano difese e preservate e affinché la vittima e le sue scelte di vita non vengano usate come giustificazione di atti ingiustificabili.
Noi del Cedav onlus chiediamo l’aiuto di tutte le donne e di tutti gli uomini che, nella nostra città, condividono questa nostra scelta, ad essere fisicamente con noi il 15 dicembre in Corte d’Assise e nelle udienze successive per rivendicare il diritto alla libertà di tutte le donne, alla libertà di vivere. Essere in tribunale vuol dire essere ciascuna di noi Omayma ma anche …..tutte quante le donne uccise per mano di uomini, testimoni silenziose in carne ed ossa.
Tutte insieme possiamo essere una forza! La forza del cambiamento della mentalità”.
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