Gli artisti della Scuola Coloristica Siciliana, con il patrocinio della Fondazione Salonia, parteciperanno alla prima “Notte Bianca alla Galleria Vittorio Emanuele” di Messina, che si svolgerà domani a partire dalle 19.
Durante la kermesse organizzata da associazioni culturali, esercenti, consiglieri comunali per rilanciare la Galleria Vittorio Emanuele e renderla maggiormente fruibile ai cittadini, artisti, musicisti, poeti organizzeranno momenti culturali per vivacizzare l’evento e far in modo che attraverso il “bello” si possano eliminare le tante “brutture” presenti nel sito per l’incuria da parte delle istituzioni. Gli artisti della Scuola Coloristica Siciliana metteranno in atto una performance a più mani dipingendo un quadro di grandi dimensioni che doneranno alla Galleria Vittorio Emanuele.
Attraverso stili diversi che si fonderanno insieme imprimeranno le loro pennellate di colore sulla tela gli artisti Dimitri Salonia, Lidia Monachino, Tanija Di Pietro, Cristina Ravalli, Sabina Scaravaggi, Riccardo De Leo, Carmen Crisafulli, Stralucica, Mimmo Marchese, Pietro De Salvo, Lorena Ravalli e la piccola Benedetta Pulejo.
La Scuola Coloristica Siciliana anche in passato è stata protagonista di un rilancio della Galleria V.E. quando, circa 10 anni fa, con il gruppo ’90 realizzò ogni giorno delle creazioni artistiche all’interno del sito creando un agorà culturale ritrovo di artisti e poeti. Grazie alla loro abnegazione e arte, la Galleria era tornata a rivivere ed era stata abbandonata da malviventi, senzatetto e tossicodipendenti. Addirittura quest’ultimi per un periodo si sono avvicinati all’arte, partecipando anche loro alla realizzazioni di quadri e non utilizzando la droga.
«È stata – spiega Dimitri Salonia, fondatore della Scuola Coloristica Siciliana – una bellissima esperienza dove siamo riusciti a sperimentare nuove tecniche artistiche, abbiamo fatto da precursori alla street art siamo riusciti a far diventare la Galleria un luogo con un’identità culturale ben definita e non un non luogo vandalizzato e abbrutito».
(107)