Un’occasione importante quella di oggi per il Tribunale di Messina, luogo che forse più di altri racconta le violenze, gli abusi e putroppo anche i femminicidi. A Messina continuano quelli che abbiamo definito “gesti” per dire no alla violenza sulle donne. Oggi, come ogni 25 novembre, si celebra infatti in tutto il mondo la Giornata contro la violenza sulle donne. E al Palazzo della Giustizia, in occasione dell’appuntamento internazionale, un centinaio tra avvocati, magistrati e operatori del comparto giustizia hanno indossato un “fiocchetto rosso” per sensibilizzare la cittadinanza sull’argomento.
Sono bastati pochi minuti per trasformare il Tribunale in un palcoscenico, con l’esibizione dell’attrice Giovanna Battaglia che ha interpretato una vittima. L’iniziativa è stata voluta dai due Ordini professionali in collaborazione con il Comitato Pari Opportunità. «Il 70% dei femminicidi – si legge nella nota – sono commessi dai mariti o compagni. L’impegno è su prevenzione, repressione e formazione delle nuove generazioni. E sui minori aggressivi».
Basta con la violenza sulle donne
«Una manifestazione non solo simbolica – ha spiegato la presidente del CPO dell’Ordine Concetta Miasi – con l’obiettivo di incentivare tutti coloro che lavorano nel settore giustizia a salvaguardare le vittime di violenza in modo ancora più incisivo ed efficace. Molto si è fatto in questi anni, ma alla luce dei numeri, sempre più preoccupanti, ci attende ancora tanto lavoro su vari fronti». E si punta soprattutto sui giovani. «La violenza di genere è un fatto prima di tutto culturale – ha sottolineato il presidente dell’Ordine degli avvocati Domenico Santoro – la strada principale è investire nella formazione. Noi avvocati possiamo dare il nostro contributo alla causa in tale direzione, formando, aggiornando, organizzando corsi anche dedicati a nuovi strumenti giuridici come il diritto collaborativo o le negoziazioni».
Diverse le voci intervenute durante la giornata, come quella del presidente della Corte d’Appello Michele Galluccio. «Bisogna attuare un potenziamento sul momento preventivo e – ha detto Galluccio – soprattutto su quello repressivo che ancora non sono ancora sufficienti: far crescere contestualmente una sensibilità in tal senso». «La risposta della giustizia c’è – ha aggiunto il procuratore della Corte di Appello Vincenzo Barbaro – e c’è stata ma non è ancora soddisfacente. Possiamo e dobbiamo fare di più».
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