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Modifica Statuto Ateneo: le Associazioni studentesche non ci stanno

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unimeLe Associazioni studentesche Ages, Figli di Ippocrate, Gea Universitas, I Camiciotti, Nettuno, Onda Universitaria, Università Eclettica, non condividono la riforma dello Statuto dell’Ateneo e, con una nota, intervengono su quello che reputano uno «stravolgimento dello Statuto»  e «sulla “fretta” che ne anima il tentativo di approvazione».

Ecco il testo:

«Il nuovo Statuto dell’Ateneo ˗ ricordano le Associazioni studentesche ˗ è entrato in vigore da appena due anni, in ottemperanza a quanto disposto dalla normativa Gelmini, dopo un lungo e articolato dibattito che ha coinvolto l’intera comunità accademica. Rammentiamo come, in quell’occasione, la commissione incaricata di elaborare la nuova bozza di ordinamento prevedesse la presenza degli studenti oltre a un elevato numero di professori e di rappresentanti del personale tecnico-amministrativo. Questa volta, viceversa, ci troviamo di fronte a un progetto preconfezionato, reso pubblico nel mese di agosto e che si pretende di approvare entro il mese di settembre».

Quello che le associazioni studentesche propongono in questo caso è che la riforma venga discussa nell’ambito di assemblee convocate in tutti i Dipartimenti, che coinvolgano docenti, personale tecnico e studenti.

«Non siamo disposti ˗ proseguono ˗ a considerare la “fretta” dell’Amministrazione un argomento valido per inibire i necessari processi di partecipazione e condivisione relativi a quella che è la “Costituzione” dell’Università di Messina. Quanto al merito della “controriforma”, numerosi e importanti sono i punti di radicale dissenso che intendiamo esprimere e sostenere con forza. Ricordiamo come i Dipartimenti furono costituiti meno di due anni fa al fine di garantire una maggiore omogeneità scientifica, sostituendo il vecchio sistema delle Facoltà che, come dimostra la recentissima valutazione dell’Anvur sul livello della ricerca universitaria, ha determinato una produzione scientifica complessiva che relega l’Ateneo all’ultimo posto della classifica nazionale. Ci sfugge la logica secondo la quale, a distanza – continuano – di nemmeno due anni dalla costituzione dei dipartimenti, si ritenga di invertire la rotta semplicemente ritornando al vecchio sistema delle Facoltà o, comunque, a qualcosa di molto simile se non addirittura peggiore, considerate alcune ipotesi di accorpamento che sono circolate in queste settimane e che riteniamo quantomeno bizzarre».

«La motivazione principale che viene addotta a sostegno dello stravolgimento di un sistema che si è appena edificato, è che “ non tutti i Direttori di Dipartimento sono presenti in Senato Accademico”. È come se il Presidente del Consiglio Renzi e la maggioranza di Governo, dopo aver proceduto faticosamente alla riforma del Senato della Repubblica, si “accorgessero”, dopo neanche due anni, che nel nuovo ordinamento non è prevista l’elezione diretta dei senatori e tentassero di giustificare una nuova riforma. L’attuale Statuto prevede la costituzione del Consiglio dei Direttori di Dipartimento, un organo più che sufficiente a garantire il raccordo necessario, sotto ogni punto di vista, tra i diversi Dipartimenti.  Non riteniamo inoltre che tale organo, qualora cominciasse ad essere realmente operativo, possa in qualche modo limitare gli straordinari poteri di cui gode la figura del Rettore».

Polemiche anche per quanto riguarda la questione relativa all’elezione del Rettore e dei Direttori di Dipartimento: «Rileviamo come si intenda ridurre drasticamente l’incidenza degli studenti. Nella relazione che accompagna ed introduce le proposte di modifica dello Statuto si afferma testualmente che, in relazione alla disciplina del voto degli studenti, “l’Ateneo messinese risulta un’assoluta eccezione”. Si tratta di un’affermazione palesemente falsa che la dice lunga sull’intento della misura in oggetto. Il più grande Ateneo d’Italia e d’Europa, “La Sapienza”, prevede il voto “pieno” per i rappresentanti degli studenti (come è attualmente a Messina) che vengono eletti in una quota di “almeno” il 15% nei consigli di dipartimento (quindi un margine di rappresentanza potenzialmente superiore a quello di Messina) e il cui voto per l’elezione del Rettore esprime una quota complessiva del 15% del corpo docente (come è oggi a Messina).

Situazione analoga anche per l’Università di Pavia, l’Università di Milano Statale, l’Università di Torino e l’Università di Verona, ritenuta dal Sole 24 Ore la migliore università italiana.

«Il rettore Navarra, che ha più volte lamentato pubblicamente lo scarso sostegno della componente studentesca nella sua elezione ˗ aggiungono ˗, propone la drastica riduzione del peso degli studenti nell’elezione dei Direttori di Dipartimento e del Rettore. Attualmente i rappresentanti degli studenti costituiscono il 15% della componente docente e hanno diritto al voto “pieno” sia per l’elezione dei Direttori di Dipartimento sia per il Rettore. Con questa riforma dello Statuto d’Ateneo si riduce il peso della rappresentatività rispetto alle elezioni dei Direttori di Dipartimento e del Rettore al 15% del 15%  (ossia il 2,25% del corpo docente avente diritto al voto) : un peso sostanzialmente insignificante e residuale».

«Gli studenti ˗ ricordano ˗ versano annualmente all’Università circa 30.000.000 di euro di tasse e, quest’anno in particolare, dalle tasche delle famiglie usciranno 3.100.000 euro in più dello scorso anno (invitiamo gli studenti a controllare le fasce di tassazione relative al conguaglio dell’anno 2014-2015, al fine di valutare con certezza se si tratti di un aumento significativo della tassazione, come denunciato dai Rappresentanti degli Studenti o di un semplice “recupero dell’evasione contributiva”). Troppo spesso la stampa locale e nazionale ha descritto la realtà dell’Ateneo di Messina evidenziando i numeri impressionanti delle “parentele” interne all’Università. Comprendiamo quindi che in una realtà così “organica”, gli studenti rappresentino una “variabile” che, per qualcuno, può essere percepita come intollerabile».

«Già nelle scorse settimane ˗ ribadiscono ˗ ci siamo rivolti al Consiglio Nazionale degli Studenti Universitari e, alla prima seduta utile, verrà presentata una mozione e ci si rivolgerà al Cun e al Ministero. Gli studenti metteranno in campo ogni iniziativa di protesta utile a fermare il tentativo di ritorno al passato».

«Vogliamo cogliere l’occasione ˗ concludono ˗ per ricordare all’amministrazione come gli studenti non siano una “seccatura” , bensì il motore primo e la finalità ultima del sistema universitario».

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