Mobilitazione per i librai a Piazza del Popolo, Saitta: «Non ci serve la pedagogia di De Luca»

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Sempre attento a quello che succede a Messina, Pietro Saitta docente al Dipartimento di Scienze Cognitive della città continua a sostenere la mobilitazione dei librai di Piazza del Popolo, che nelle ultime settimane hanno animato il dibattito locale. Ed è proprio Saitta sul suo profilo social a coniare il termine “Mese del Libro” e dà appuntamento a tutti domenica 21, alle 09.00 per la quarta giornata di protesta contro le azioni del Sindaco di Messina Cateno De Luca.

«A Piazza del Popolo si celebra il Mese del Libro – scrive Pietro Saitta. Quattro settimane di mobilitazione in difesa della lettura e dello spazio pubblico. Con il Circolo Pickwick difendi i libri e la tua città da: gerarchi, lanciatori di volumi con i gradi e pedinatori anonimi. Vieni anche tu per difendere col tuo corpo il diritto alla vita dei testi smarriti».

Prosegue la mobilitazione a Piazza del Popolo

Raggiungiamo Pietro Saitta al telefono per farci raccontare meglio tutto quello che sta riguardando i librai di Piazza del Popolo. «L’ho definito “mese del libro” – ci dice Saitta mentre sta andando a lezione – per flirtare con tutto l’immaginario della cultura. Al centro di questa mobilitazione c’è il libro, che si alimenta spontaneamente. E poi credo che sia ottimo il risultato per la modifica del regolamento, si tratta di un’autoaffermazione di certi diritti. È un ottimo segno di cittadinanza attiva».

Per Pietro Saitta, che legge la società con uno sguardo più vigile e profondo di altri, il libro è un oggetto che si muove tra il materiale e l’immateriale, per questo si dovrebbero fare delle differenze normative. «Le economie irregolari – dice ancora Pietro – non si possono affrontare tutte alla stesso modo. Un conto è se vendi pesce, un conto è se vendi libri. Bisogna ripensare alle politiche di tolleranza, Messina è una città che si impoverisce. La gente ha bisogno di libri e di leggere a prezzi bassi.

Il sindaco ha fatto di questa politica volta al contrasto dell’irregolarità la propria cifra. È un tema che conviene politicamente perché attiva un forte risentimento, un senso di inferiorità. Come per dire che Messina è diversa da luoghi in cui la civiltà si è compiuta. Invece anche a Milano o a Bruxelles, la gente invade lo spazio pubblico per necessità e su questo c’è una vasta letteratura sociologica. Questi spazi rappresentano valvole di sfogo per la cittadinanza. Prendiamo i rigattieri di Porta Palazzo a Torino, fanno parte dell’identità della città, caratterizzano il territorio. Senza grandi investimenti politici rispondono alle esigenze della comunità. Il libro è un oggetto al confine tra materiale e immateriale, è il tipo di risposte che trovi dentro che contano. I libri sono galassie sentimentali».

La pedagogia

«Tutto parte da un gesto – aggiunge Pietro – di un commissario che butta un libro a terra, proprio perché quel gesto offende, suona come una bestemmia in chiesa – si organizza la quarta domenica di mobilitazione. Renato Ciraolo mi ha detto che ci sono spazi della vita che non possono essere normati, non tutti possono essere regolati, si deve saper attuare una distinzione. Ci sono attività che inquinano, avvelenano.

Ma i libri non generano evasione, non c’è una contaminazione con il mercato della frutta che al limite potrebbe spiegare il divieto. Quella dell’Amministrazione è solo propaganda, si vuole sviluppare una narrazione basata sulla legge, sull’ordine, sul paternalismo e sulla pedagogia. Ma quale cittadino adulto ha bisogno della pedagogia di De Luca? È qualcosa di inaccettabile che un sindaco pretenda di formare il cittadino, trasformando le sue uscite pubbliche in lezioni».

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