«Anche a Catenopoli tornano a valere le leggi dello Stato e della Regione. Era ora»: esordisce così il consigliere comunale del PD Alessandro Russo che, dopo l’annuncio della nuova ordinanza sindacale “libera tutti”, attacca il primo cittadino Cateno De Luca e contesta, in particolare, alcuni dei provvedimenti presi a Messina per contrastare il coronavirus.
Durante la diretta Facebook di ieri pomeriggio, il Sindaco ha annunciato l’imminente pubblicazione di una nuova ordinanza, che entrerà in vigore a partire dal 25 aprile e che prevederà l’allineamento delle regole vigenti nella città dello Stretto alle disposizioni previste dai decreti del presidente del Consiglio dei Ministri, Giuseppe Conte, ed alle ordinanze del presidente della Regione Siciliana, Nello Musumeci.
Immediato il commento del consigliere comunale Alessandro Russo: «Era chiaro sin dal primo giorno che dovesse essere così, tranne allo “Sceriffo della Contea”. Ovviamente – dichiara –, cancellare con due sole righe tutte le ordinanze inutili finora emesse a Messina è cosa troppo difficile: e quindi la tragicommedia continua fino al 24 aprile a mezzanotte».
Al di là del conflitto creatosi nelle scorse settimane tra ordinanze sindacali, decreti del presidente del Consiglio dei Ministri e ordinanze della Regione, il Consigliere del gruppo PD entra nel merito di alcuni provvedimenti del Sindaco di Messina. In particolare, si concentra sulle maggiori restrizioni previste per la città dello Stretto rispetto a quanto disposto a livello nazionale e regionale e ne contesta l’utilità.
«Qualcuno – scrive Russo – dovrà spiegare scientificamente al mondo perché a Catenopoli il contributo alla lotta al virus noi l’abbiamo dato chiudendo gli ottici, i negozi di articoli di igiene o quelli per i vestiti di bambini o riducendo “a muzzo” gli orari di apertura e chiusura dei negozi».
«Si presenti qualcuno dell’Amministrazione – incalza il Consigliere – e lo spieghi ai cittadini e anche all’OMS e all’ISS: quali le teorie scientifiche che motivavano queste chiusure? Quali gli studi su cui si basavano queste chiusure? Quali quelli che suggerivano la limitazione delle aperture dei supermercati facendo causare assembramenti in orari che altrove non erano neppure di punta?».
Insomma, secondo il consigliere Alessandro Russo, la decisione del sindaco Cateno De Luca di tenere chiuse attività che avrebbero potuto rimanere aperte sulla base delle disposizioni nazionali, sarebbe stata non solo immotivata, ma avrebbe causato anche un maggiore danno economico: «Qualcuno ora dovrà rispondere per i danni economici aggiuntivi per le attività commerciali che, pure nella possibilità di aprire secondo il DPCM, sono state tenute chiuse per le ordinanze di Catenopoli. Se ipoteticamente dovessero fare ricorso al Comune per il danno economico subìto, chi pagherà? Vi rispondo subito, il Comune. Coi soldi vostri, coi soldi della collettività».
Non solo. L’esponente del PD messinese rimprovera al Sindaco di Messina di aver creato, con le sue disposizioni, soltanto confusione: «Con gente che non sapeva (e ancora non sa!) cosa potesse fare. Con gente che, appresi i dpcm o le ordinanze regionali, comunque non vi si atteneva perché “aspettava le ordinanze del sindaco”. Con regole che valevano in tutta Italia tranne che nella Libera Città Stato bananiera di Catenopoli».
«Qualcuno dovrebbe spiegare tutto questo – prosegue Alessandro Russo. E qualcuno, per quando “tornerà” quella politica cittadina che, incantata dalle spericolate alchimie costituzionali e amministrative dello Sceriffo, per mesi è rimasta in silenzio e plaudente – fornendo un pessimo precedente che resterà nella storia cittadina – dovrà rispondere della legittimità di tutti questi comportamenti. Tutti, nessuno escluso».
Il prossimo 25 aprile, conclude Russo, non sarà «il tempo del “volemose bene”, ma quello di accertare le responsabilità di chiunque».
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Purtroppo con i soldi nostri dovremo pagare il tuo stipendio di consigliere. Sempre a proporre iniziative contro il SINDACO mai a dare consigli o aiutare chi sta soffrendo i questa città.
Vorrei dire, sottovoce, al compagno Consigliere Russo – con il quale condivido molti valori – che, a parere mio, le norme contenute in un DPCM, in una materia quale il coronavirus, sono norme MINIME tendenti al contenimento della pandemia.
Dacché non possiedo alcuna conoscenza in materia di leggi, mi sia consentito fare un esempio; io sono basso di statura, leggermente sovrappeso e quando compero dei pantaloni devo chiedere a mia moglie di adattarli.
Alla stessa maniera, in una Nazione come la nostra, come potrebbe mai anche il migliore dei DPCM essere il massimo per tutti?
La realtà di Cortina è forse uguale a quella delle Eolie? Certamente no! Parrebbe quindi nostro interesse e dovere – come per i pantaloni – adattare dette norme.
La prego, non me ne voglia, è solo uno spunto per una riflessione.