La notizia ha generato subito una scia di polemiche: il referendum di Montemare si farà e, se il prossimo 13 dicembre vincerà il “sì”, 13 villaggi compresi tra Ganzirri e Ortoliuzzo si distaccheranno dal Comune di Messina per formare un Ente a sé stante.
Tra chi ritiene che una decisione di questo tipo possa compromettere l’economia della città e chi propone, come alternativa, un rafforzamento del decentramento amministrativo, la discussione si è fatta sempre più accesa. A intervenire, oggi, sono i promotori dell’Istituzione del Comune di Montemare che spiegano la loro posizione.
Referendum per il Comune di Montemare: parla il Comitato promotore
Pubblichiamo, di seguito, la nota inviata dai Così i componenti del Comitato promotore Montemare Comune.
«Abbiamo capito che gira tanta disinformazione sul Referendum di Montemare – scrivono. Chi dice che si tratta di uno scempio, chi la definisce un’azione deleteria, chi addirittura asserisce che Messina perderebbe lo status di Città Metropolitana se venisse creato questo nuovo Comune. La verità è che questa è pura istigazione per votare “No” ad una proposta corretta e legittima in termini di legge.
Innanzitutto, non funziona che un cittadino di un paesello si sveglia e decide di fare della propria casa un Comune a sé. Ci sono delle regole. C’è una legge (la legge regionale 30 del 2000) che fissa dei paletti e indica i modi e i termini in cui una proposta del genere può essere avanzata.
Noi lottiamo da dieci anni. Abbiamo presentato un progetto, abbiamo verificato che ci fossero più di 5mila abitanti (e siamo oltre 8mila) e che la nostra scissione non incidesse sullo status del Comune attuale. Non siamo un gruppo di cittadini che per capriccio ha deciso di “andare via di casa”. Abbiamo un passato e una storia che ci unisce, tant’è che all’interno del progetto una parte era dedicata ad un resoconto storico, culturale, economico e di prospettiva. Il nostro piano è stato valutato dalla Regione Siciliana proprio alla luce di queste considerazioni, quindi non è vero che tutti possono svegliarsi la mattina e decidere di chiedere una scissione.
Naturalmente è vero che ultimamente la tendenza è stata quella di accorpare i Comuni, quindi di unire o fondere, ma diciamola tutta: parliamo di zone come quella di Roccafiorita, che ad oggi non conta nemmeno 200 abitanti. Fino a mille abitanti si tratta di Comuni che oggettivamente, viste le risorse e l’economia, conviene accorpare per portare avanti un discorso di rete. Montemare però sarebbe l’undicesimo comune della provincia di Messina, su ben 109. Non parleremmo mica di un comunello qualunque”.
Per quanto attiene al discorso sullo status di Città Metropolitana, essa è tale in quanto composta dai suoi comuni. Se perde 8.600 abitanti lo resta perché questa definizione discende dal concetto di area metropolitana, che è un’area dove insistono un certo numero di abitanti. Infatti, Messina, Catania e Palermo sono state riconosciute tali in quanto aree con una importante densità di popolazione e una importante economia, non trascurabile, per cui necessariamente si è creato il polo della città metropolitana che non verrebbe eliminato. Quindi, nulla accade se il Comune di Messina perde ottomila abitanti o quasi il 30% del suo territorio di cui attualmente non sfrutta nemmeno il 30% dello stesso”.
Infine – concludono i membri del Comitato –, occorre precisare, che il decentramento amministrativo non è un’alternativa. Per quanto possa sembrare una soluzione ad un accentramento burocratico sempre più evidente, nulla è come un Palazzo municipale situato in una zona ben circoscritta e che sa come ripartire le risorse e valorizzarle».
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