Online, su Change.org, la petizione contro il Ponte sullo Stretto di Messina, lanciata dallo “Spazio No Ponte”. A motivare i promotori, ragioni di tipo ambientalista, preoccupazioni per la vivibilità della zona di Torre Faro e della città nel suo complesso, il rischio di una nuova incompiuta.
Mentre in Commissione congiunta Ambiente e Trasporti è iniziato l’esame del Decreto Ponte, approvato nelle scorse settimane dal Governo Meloni e da qualche giorno pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale, c’è chi alla realizzazione del collegamento stabile tra Sicilia e Calabria si oppone con forza e lancia una petizione con l’obiettivo di far arrivare la propria voce fino a Roma. Mentre si scrive questo articolo, alle 15.30 (circa) di giovedì 6 aprile, la petizione conta 3.350 firme. La petizione è indirizzata alla Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, e al Ministro alle Infrastrutture e ai trasporti, Matteo Salvini.
Nel testo che accompagna la petizione, su Change.org, si legge: «La decisione di riesumare dalla liquidazione la Società Stretto di Messina Spa e la riapertura della sua sede nazionale, si uniscono all’immancabile nomina di consulenti locali. Tutto questo trafficare è perfettamente inscritto dentro la storia della Grande Opera di devastazione cui ci siamo da sempre opposte/i. “Il ponte sullo Stretto lo stanno già facendo” è una espressione che abbiamo sempre usato per dire che il ponte non è semplicemente un’infrastruttura, ma una decisione politica che comporta elargizione di denaro per progetti, consulenze, incarichi, pubblicità. Sul ponte sullo Stretto si sono, inoltre, costruite narrazioni utili a convogliare il consenso su questo o quel partito. 500 milioni già spesi e il rischio di 700 milioni di penali sono il fardello che è stato già addossato alla comunità. Adesso partono nuovamente all’assalto».
«Le mobilitazioni che da decenni si oppongono al ponte – prosegue lo “Spazio No Ponte” – hanno già ben individuato nella particolarità del paesaggio, dell’ambiente, del patrimonio immateriale dello Stretto di Messina, la risorsa fondamentale per il futuro delle comunità che abitano le due sponde. D’altronde, l’impatto che i cantieri avrebbero sul territorio e sulla vita delle/dei cittadine/i è stato ampiamente descritto, così come sono gli stessi sostenitori dell’infrastruttura a dirci delle incognite sottese alla edificazione del ponte a una o a più campate. A tutto questo si aggiunge il timore di un avvio dei cantieri senza un vero piano di realizzazione, e chi tra politici, amministratori locali e professionisti sta oggi, con enorme superficialità, accompagnando il riavvio dell’iter, si sta assumendo la responsabilità della devastazione del territorio e dello stravolgimento della vita di decine di migliaia di abitanti col rischio di una nuova incompiuta».
La petizione contro il Ponte sullo Stretto di Messina è disponibile a questo link, su Change.org.
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Buongiorno, in Italia Fincantieri e Leonardo costruiscono la portaeromobili Trieste di 244 o 245 metri. Perché non si costruiscono dei supertraghetti di uguale o maggiore lunghezza, con relative infrastrutture d’approdo, per velocizzare il traffico ferroviario facendo imbarcare un treno intero alla volta su ogni singolo supertraghetto?
Perché non si potenzia la flotta di traghetti per il traffico gommato?