Occhi chiari, intensi, decisi: è Nunzia Lo Presti, attrice attualmente impegnata, insieme ad Antonio Previti, con “Tra Scilla e Cariddi”, progetto teatrale itinerante prodotto dalla DAF – Teatro dell’Esatta Fantasia di Messina, per Periferie Artistiche, ideato da Giulia Drogo e Angelo Campolo.
«Un progetto – ci racconta Nunzia – in cui da teatrante non posso che credere fino in fondo, perché porta il teatro nei quartieri periferici della città e in dei luoghi anche non strettamente deputati alla messa in scena, come ad esempio il Tribunale dei Minori».
Nunzia Lo Presti, dalla carta al teatro
Scriveva sulle pagine, tra le altre, di Ufficio Spettacoli, free press che per più di dieci anni è stata la guida al tempo libero e alle cose da fare a Messina (ci manca molto!); poi, Nunzia, da giornalista che raccontava storie di spettacolo, è passata dall’altra parte: sul palco. Si diploma, nel 2017, alla Scuola dei Mestieri dello Spettacolo del Teatro Biondo di Palermo diretta da Emma Dante.
Nunzia, dalla carta stampata al palcoscenico, com’è successo? «È successo perché a un tratto una cosa doveva prendere il sopravvento sull’altra, e io ho proprio lasciato che accadesse così, all’inizio è stata una “non scelta deliberata”. Il mondo del giornalismo – racconta Nunzia – fa parte della mia formazione strettamente accademica, tant’è che durante gli anni dell’università ho collaborato con varie testate; a Messina soprattutto e a livello regionale, con esperienze più o meno fruttuose, e ritagliandomi uno spazio come ufficio stampa, spesso in collaborazione con colleghe con cui condividevo lavoro e passioni.
Il teatro è arrivato relativamente tardi nella mia vita, ero già maggiorenne, grazie al laboratorio UniversiTeatrali, un periodo particolarmente florido per la stagione della Sala Laudamo, sempre stracolma di giovani e di attori professionisti che affiancavano gli allievi nel percorso laboratoriale. Quando ho potuto, ho fatto sì che il teatro tracimasse nel giornalismo, fino a che il teatro ha preso il sopravvento assoluto per un lungo periodo. Adesso episodicamente scrivo, sono tuttora due realtà che dialogano, anche se non assiduamente come un tempo». (In foto, Nunzia Lo Presti e Antonio Previti in “Tra Scilla e Cariddi”, regia di Angelo Campolo)
La prima volta in scena
È il Teatro Vittorio Emanuele di Messina il primo palco che tocca Nunzia Lo Presti nelle vesti di attrice, di fronte a una platea di professori statunitensi in visita in città. «Era una prova aperta dello spettacolo “La fantesca” di Giambattista della Porta, diretto da Gionni Boncoddo. In una scena ero seduta sulla gambe di Gianluca Cesale, ma c’erano anche altri professionisti all’epoca che ci affiancavano: Ferruccio Ferrante, Marzia Ercolani. Quella prova aperta fu interrotta, se ricordo bene, perché a un certo punto uno degli attori improvvisava un po’ troppo, lo ricordo come uno dei momenti più divertenti e assurdi di quegli anni. Ebbi la prima percezione netta di cosa avrebbe poi significato per me negli anni stare in scena».
Qual è la cosa che ti piace del teatro? «Mi sono accorta con la pandemia che, nel bene e nel male, il teatro è diventato il mio modo privilegiato di fare comunità. Mi è mancato molto in quel periodo. Adesso che tante restrizioni non sono più in vigore, scelgo in modo più oculato quello che vado a vedere. Mi piacciono certamente le storie, non solo quelle raccontate in scena, ma proprio gli aneddoti raccontati dagli attori più navigati, gli scherzi, la goliardia, i malintesi, quel mondo lì, di racconti su racconti. Ma forse la cosa che mi piace di più è che a teatro credo sia richiesta una certa versatilità, anche se poi in una compagnia ognuno ha il suo compito ben preciso. Lo scambio, ecco, la sensazione di scambio e di lavorare tutti verso un obiettivo comune».
Quella volta con Bellocchio
Era il 2019 quando nelle sale italiane usciva “Il Traditore” lungometraggio dedicato a Tommaso Buscetta interpretato da Pierfrancesco Favino, sullo schermo anche Nunzia Lo Presti nel ruolo di Ninetta Bagarella, la moglie di Totò Riina. Nunzia, ci racconti un aneddoto durante le riprese de “Il Traditore”? «La scena più bella che credevo di aver girato, nel film non c’è. Il maestro Bellocchio mi aveva affidato il giorno stesso delle riprese una preghiera che era solito recitare in famiglia, a tavola, prima di cominciare il pranzo. L’abbiamo girata diverse volte, avevo delle scarpe un po’ strette, le avevo scelte troppo frettolosamente, e i bambini fuori dalle riprese si battibeccavano di continuo. Ma c’era un’aria densa in quella stanza, in quella sala da pranzo. È un momento che custodisco gelosamente, prendo il positivo del fatto che la scena nel film non si veda, e tengo quelle parole per me».
Il tempo di Nunzia Lo Presti
In scena, ma anche fuori dalla scena. Nunzia Lo Presti, infatti, collabora anche con alcune rassegne multidisciplinari, in provincia di Messina, come InCastro Festival che si tiene a Castroreale, con la direzione artistica di Giorgia Di Giovanni e Pierfrancesco Mucari; e il Libero Teatro Festival tra Patti e Oliveri, insieme a Michelangelo Maria Zanghì.
Perché è importante lavorare su territori piccoli? «Spesso sono territori non battuti teatralmente, per questo la responsabilità nella scelta delle proposte è più sentita. In particolare, –continua Nunzia –, al territorio di Oliveri sono molto legata perché sono cresciuta lì, mi fa molto piacere portare in questo piccolo borgo marinaro un po’ di quello che faccio. I piccoli centri mantengono vivo un tempo altro, che assomiglia a quello del teatro. Più dilatato a volte, più controllato altre, ma è importante per me che sia un tempo che scorra con qualità. La collaborazione fra l’assessorato alla Cultura, l’amministrazione comunale di Oliveri e la Compagnia di San Lorenzo è stata fruttuosa e speriamo insieme a Michelangelo di poter gettare basi solide che possano sostenerci nei mesi a venire verso progetti sempre più strutturati e a misura di cittadinanza».
Cinema, teatro, ma anche cortometraggi come “Zabut” diretto dal regista palermitano Giuseppe Schillaci, che di recente ha vinto il premio come miglior film al festival Court en Flèche in Francia. «Un lavoro per me molto stimolante, che va dal confronto sulla sceneggiatura al dialogo quotidiano col regista sul set. Il corto è stato girato in un antico casale di Sambuca di Sicilia a marzo del 2021, in pieno periodo covid, ed è il frutto di una sinergia produttiva e creativa tra Francia, Italia e Ucraina». Insieme a Nunzia, anche Giovanni Calcagno e Serena Barone; «due grandi attori che è stato un piacere veder lavorare così da vicino, mi hanno molto sostenuta e incoraggiata durante le riprese». Di recente “Zabut” è stato presentato, al Festival Sorsi Corti, ai Cantieri Culturali della Zisa, a Palermo.
Il futuro
Come raccontavano all’inizio di questa storia, Nunzia è in scena con “Tra Scilla e Cariddi”; «una storia che parla di creature, mutanti, mostri marini, parla dello Stretto e di quanto ci costa spesso attraversarlo, di quanto ci costa allenare lo sguardo verso il futuro. Nei prossimi mesi vorrò dedicarmi più assiduamente alla scrittura e spero le cose più importanti per la mia vita di farle al di fuori del mondo del teatro». “Tra Scilla e Cariddi” andrà in scena anche al Festival degli Aquiloni, domenica 23 ottobre alle 16.00.
(Foto di Marie Gioanni, sul set di “Zabut”)
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