Sabato 12 febbraio è stata inaugurata l’apertura di un tratto della nuova via don Blasco e a seguire la cerimonia di scopertura di una scultura bronzea allocata nella rotatoria Santa Cecilia realizzata dal maestro Alex Caminiti.
«Orgogliosi consegniamo alla Città l’apertura di una strada simbolo della rinascita di Messina» ha detto il Sindaco Cateno De Luca. Saranno aperti al traffico altri due tratti, da via Santa Cecilia a viale Europa e da via Salandra a via Liguria lungo la via Maregrosso. «Un asse importante per il quale abbiamo lavorato incessantemente in questi tre anni e mezzo; è previsto ancora un altro anno per risolvere alcune criticità – ha proseguito De Luca – affinché la nuova via don Blasco non sia soltanto un semplice asse viario ma uno dei tratti più suggestivi di Messina, quello dell’affaccio a mare, tanto negato per scelte che riguardano le Ferrovie dello Stato o altre scelte scellerate, e che purtroppo non sono state coordinate con la vera vocazione marinara della città. I risultati sin qui raggiunti sono stati importanti non ultimo il progetto di riqualificazione dell’ex Macello che, grazie al coordinamento dell’Assessore Mondello, ha portato a quasi 19milioni di euro di finanziamento, nell’ambito della riqualificazione urbana che, per la nostra visione strategica rappresenta crescita e investimento. Siamo soddisfatti di avere aperto questo percorso dal quale non si può più tornare indietro», ha concluso il Sindaco di Messina.
«Questo tratto di strada – ha spiegato l’Assessore Mondello – è quasi all’80 per cento, ci sono ancora criticità ma, esterne all’appalto, in quanto derivano dalla messa in sicurezza del viadotto S. Cecilia, esigenza nata dal dopo il crollo del ponte Morandi, che ha comportato le necessarie procedure di verifica; il secondo punto ha riguardato il caso Rifotras, la società che contestava l’esproprio, ma la sentenza del Cga ha chiuso definitivamente la vicenda con la vittoria del Comune di Messina. Nell’area della via Salandra – ha ricordato Mondello – insistevano le 34 baracche delle case D’Arrigo e grazie ad una attività sinergica con il Presidente di A.ris.Mé Marcello Scurria, siamo riusciti a spostare le famiglie in nuovi alloggi e poter avviare i lavori a gennaio 2020. Siamo orgogliosi dei risultati raggiunti poiché abbiamo lavorato parallelamente su due assi importanti per la Città, quello dei lavori pubblici e del risanamento urbano».
A seguire, nella rotatoria di via S. Cecilia si è tenuta la cerimonia di scopertura della scultura bronzea realizzata dal maestro Alex Caminiti, nonché esperto comunale di arte contemporanea.
«Ringrazio il maestro Alex Caminiti per quest’opera donata alla Città con amore e spirito di sacrificio, ringrazio i nostri concittadini per avere contribuito con il loro sostegno economico alla realizzazione della Statua, denominata ‘Messina’, che nella sua collocazione è motivo di abbellimento di uno degli assi viari più importanti e strategici della città», ha detto il Sindaco.
La Statua Messina è rappresentata da una giovane figura femminile coronata da torri. L’allegoria trae origine dalla storia più antica della città. Infatti, sin dal Medioevo Messina adottò lo stemma civico con tre castelli, i maggiori che chiudevano l’abitato: Castello o Palazzo Reale a sud; il cosiddetto “Castellaccio” sulle colline ad ovest e il castello di Matagriffone a nord. L’uso di questi tre castelli quale emblema della città è documentato nel 1606 da Giuseppe Buonfiglio . Per questa ragione la città di Messina è stata sempre raffigurata nell’effigie di una donna in abiti classici con il capo coronato da tre torri. A sottolineare il carattere indomito e guerriero della città, Alex Caminiti ai lati dei fianchi del personaggio ha collocato una spada e un’ascia, che hanno sempre distinto Messina nelle vicende belliche che l’hanno visto protagonista in difesa della sua libertà e dei suoi privilegi. Ma anche l’indole combattiva che l’ha vista, nella sua lunghissima risorgere, risorgere sempre dalle sue ceneri, come l’Araba Fenice. Sul gonnellino della Statua sono presenti altri due simboli. A destra, il leone rampante che allude alla forza della città sin dai Vespri Siciliani, come quello alto 4 metri ubicato al quarto piano del campanile accanto al Duomo che a mezzogiorno per tre volte agita l’asta con il vessillo crociato di Messina, muove la coda e ruggisce. A sinistra, la moneta del Messanion, coniata durante la tirannia di Anassila a Messina, già tiranno reggino, fra il 491e il 480 a.C. al recto la lepre e al verso la biga che rappresentavano le due passioni di Anassila: le corse e la caccia. Caminiti ne raffigura il recto con la lepre corrente e la scritta “MESSANION” (pare che il tiranno, abile cacciatore, abbia introdotto la lepre in Sicilia).
La cerimonia si è conclusa con un momento di preghiera e la benedizione dell’opera da parte di Mons. Gaetano Tripodo, decano del capitolo dei canonici della Cattedrale «per la sua posizione rivolta al mare come la Madonnina del Porto che domina la città, preghiamo – ha detto Mons. Tripodo – affinché Messina possa rinascere da quelle macerie e risplendere attraverso la natura meravigliosa della quale è dotata, lo Stretto e il suo Mare».
Ai due appuntamenti, alla presenza del Sindaco Cateno De Luca, hanno preso parte gli Assessori, Salvatore Modello, Dafne Musolino, Massimiliano Minutoli, Enzo Caruso, rappresentanti delle Società Partecipate; autorità civili, militari e religiose e cittadini.
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