«Le affermazioni del Segretario Generale sono false e diffamatorie» a dichiararlo è il dipendente del Comune di Messina risultato positivo al coronavirus che presenta una versione dei fatti diversa da quella riportata dalla dottoressa Rossana Carrubba in Consiglio Comunale lo scorso 13 ottobre.
Prima di entrare nel merito della questione, facciamo un passo indietro. Qualche giorno fa il sindaco Cateno De Luca ha comunicato tramite i social che un dipendente del Dipartimento di Urbanistica del Comune di Messina (situato all’ex Dante Alighieri) era risultato positivo al covid-19. Nel corso della successiva Seduta del Consiglio Comunale sono stati chiesti chiarimenti in merito al Segretario Generale di Palazzo Zanca, Rossana Carrubba, che ha ricostruito quanto accaduto.
Il dipendente del Comune di Messina positivo al coronavirus: «Ecco come stanno le cose»
Durante il suo intervento in Aula consiliare, il 12 ottobre 2020, la dottoressa Rossana Carrubba – ricorda il dipendente positivo al covid-19 – ha affermato: «Questo dipendente sa esattamente chi e quando lo ha contagiato fuori dal Palazzo Comunale avendo manifestato i sintomi nell’immediatezza… tuttavia il giorno dopo si è recato in ufficio e il giorno ancora dopo ha partecipato all’assemblea sindacale qui a Palazzo Zanca». Il dipendente, ingegnere del Dipartimento di Urbanistica controbatte: «le superiori affermazioni sono assolutamente false».
Riportiamo di seguito, in maniera integrale, le dichiarazioni del dipendente del Comune di Messina risultato positivo al coronavirus: «In primo luogo – afferma – si osserva che lo scrivente non ha mai reso le dichiarazioni su indicate e, ove le stesse siano state riferite al Segretario Generale da terzi, si invita lo stesso a precisare le modalità con cui è venuto a conoscenza delle stesse e/o a trasmettere a stretto giro eventuali comunicazioni a lui pervenute al riguardo».
«Entrando nel merito della vicenda – aggiunge – (e con ogni più ampia riserva in ordine ad eventuali ulteriori profili da esporre nelle sedi competenti) va chiarito che il sottoscritto non ha assolutamente manifestato alcun sintomo della patologia “nell’immediatezza”, anche perché tale affermazione è “scientificamente” mendace in quanto è ampiamente noto che il periodo di incubazione del virus (ossia il tempo che intercorre fra il contagio e lo sviluppo dei sintomi clinici) oscilla tra 2 e 12 giorni fino ad un massimo di 14 (www.salute.gov.it nonché le recenti evidenze fornite dallo European Centre for Disease Prevention and Control – ECDC)».
«Va precisato, pertanto – prosegue –, che lo scrivente non aveva alcun sintomo della patologia e, soprattutto, non era assolutamente a conoscenza del contagio. Riferire il contrario è diffamante e calunnioso. Per ragioni di completezza si specifica che, solo successivamente alla conclusione dell’Assemblea Sindacale tenutasi l’8 ottobre (alla quale lo stesso ha partecipato osservando tutte le misure di sicurezza anti-covid predisposte dagli organizzatori), si è ricevuta comunicazione della positività al virus da parte del soggetto affetto dalla patologia con il quale lo scrivente è venuto in contatto. Appresa la suddetta notizia immediatamente il sottoscritto – per ragioni cautelative e benché privo di qualsiasi sintomo – ha chiesto un permesso orario e non si è recato nel luogo di lavoro né nel pomeriggio di giorno 8 ottobre, né il successivo venerdì 9 ottobre».
«La presenza di uno stato febbrile – specifica il dipendente – si è verificata solo nella tarda mattinata del 9 ottobre, data in cui lo scrivente ha immediatamente attivato tutte le procedure sanitarie previste per tali ipotesi e solo in data 12 ottobre, a seguito di test tampone eseguito il 10 ottobre 2020, gli è stata notificata la notizia della positività al virus. Alla luce di quanto sopra si evidenzia l’assoluta infondatezza delle accuse rivolte al sottoscritto che ha agito responsabilmente, con senso civico e nell’interesse dell’Ente e della collettività».
«Quanto riferito dal Segretario Generale nel corso del Consiglio Comunale – conclude –, oltre alla richiamata portata diffamante e calunniosa, ha determinato nello scrivente una profonda amarezza ed un grande senso di mortificazione; ciò alla luce dell’operato di chi a volte rappresenta l’Istituzione avvalendosi, come in questo caso, di preconcetti e luoghi comuni, senza accertarsi dei fatti e infangando l’onore e la dignità di un dipendente dell’Ente. Un dipendente che, oltre a subire una condizione di isolamento e di timore per la patologia in atto, deve anche apprendere, dagli organi di stampa, notizie mendaci e denigratorie al proprio riguardo. Nel riservare ogni opportuna azione, anche di carattere risarcitorio, si invita il Vs. Ente (ed i relativi organi istituzionali) a voler smentire pubblicamente e con la maggiore risonanza possibile anche presso gli organi di stampa quanto esposto nel corso della richiamata seduta del Consiglio Comunale».
(1850)