A febbraio 2020 il Comune di Messina aveva pubblicato la graduatoria dei 179 cittadini – beneficiari del Reddito di Cittadinanza – che avrebbero iniziato i tirocini di inclusione. Il percorso formativo avrebbe avuto la durata di 10 mesi.
«Dobbiamo ricordare – aveva detto l’assessore alle Politiche Sociali, Alessandra Calafiore – che questa misura è rivolta ai percettori del reddito di cittadinanza, i soli a potere presentare la domanda. Sono state inoltrate 695 istanze e riusciremo ad attivare 179 tirocini di inclusione per un periodo di 10 mesi, con un importo mensile di 600 euro lordi. Si tratta di una misura molto importante e molto richiesta dalla cittadinanza, l’esperimento è già stato portato avanti con i cantieri di servizio».
Gioveni sui tirocini di inclusione: «Una possibilità di inserimento per i ragazzi»
Adesso – a distanza di quasi sei mesi – il consigliere comunale Libero Gioveni chiede chiarimenti sulla riduzione delle ore dei suddetti tirocini di inclusione. «Dai 10 mesi previsti nel bando, di fatto – scrive Gioveni in una nota – concludendosi il prossimo 31 dicembre, saranno limitati a 5 o 6 mesi. In sostanza nel lontano mese di giugno 2019 centinaia di giovani cittadini messinesi avevano presentato istanza di partecipazione all’avviso pubblico relativo allo svolgimento di 179 tirocini di inclusione sociale finanziato con 1 milione e 79 mila euro dei fondi Pon Inclusione.
Si trattava di dare la possibilità di inserimento a questi ragazzi in un percorso sociale che avrebbe permesso loro di usufruire per 10 mesi, percependo un reddito di 600 euro mensili per 20 ore settimanali, di un tirocinio formativo in aziende pubbliche, private o del terzo settore (raggruppate in una long list), alla fine del quale le stesse aziende avrebbero anche potuto valutare di stabilizzarli.
La relativa graduatoria – prosegue il consigliere – era stata pubblicata nel febbraio 2020 (quindi esattamente 1 anno e mezzo fa), con l’obiettivo di avviare, al massimo entro i tre mesi successivi, i tirocini per questi ragazzi che avevano già firmato il “patto di servizio”, fatto questo non avvenuto subito per l’avvento del primo lockdown e delle consequenziali restrizioni anti-Covid.
È ovvio che il lungo periodo pandemico ha rallentato tutte le procedure posticipando nel tempo l’effettivo avvio ma ciò non può giustificare un netto taglio del periodo formativo per questi ragazzi avendo ancora come data limite il 31 dicembre, alcuni dei quali addirittura, in ausilio all’assessorato, proprio per il desiderio di lavorare e formarsi, si sono prodigati nel richiedere la disponibilità delle aziende ad accoglierli.
Anche per quest’ultimo importante motivo che dimostra la voglia di mettersi in gioco – conclude il capogruppo di Fratelli d’Italia in Consiglio – non si possono deludere le aspettative di questi giovani dimezzando il periodo di lavoro, in quanto questa importante opportunità sociale, per la quale do pieno merito all’Amministrazione, potrebbe in futuro riservare loro delle consequenziali e stabili opportunità occupazionali».
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