Messina esclusa da Taorarte e si riaccende lo scontro tra il Consiglio Comunale e la Giunta De Luca. Mentre i primi, infatti, avevano votato pochi mesi fa per far rimanere il Comune all’interno della Fondazione, l’Amministrazione era contraria e, di fatto, sembrerebbe averne causato la fuoriuscita. Ma facciamo un passo indietro e rivediamo (in breve) cos’è successo.
Lo scorso 3 dicembre 2019, dopo settimane di discussione e scontri con il Sindaco stesso, il Consiglio Comunale aveva respinto la (seconda) delibera presentata dall’Amministrazione De Luca che prevedeva la fuoriuscita del Comune di Messina dalla Fondazione Taormina Arte Sicilia. Da un lato, infatti, la Giunta riteneva la permanenza in Taoarte troppo onerosa per la città dello Stretto, mentre il Civico Consesso ne sottolineava il valore da un punto di vista culturale, artistico e turistico. La discussione, nonostante non avesse esattamente calmato gli animi, sembrava comunque essersi conclusa con la bocciatura della delibera.
Ora, però, è la Fondazione stessa ad escludere il Comune e la Città Metropolitana di Messina, mantenendo come unici soci il Comune di Taormina e la Regione Siciliana. Perché? Perché nonostante le sollecitazioni da parte del commissario straordinario di Taoarte Bernardo Campo ad adempiere agli obblighi sottoscritti, Palazzo Zanca non ha inviato alcuna risposta. A questo punto, manca solo la firma a siglare il nuovo assetto della Fondazione che non include più i due enti messinesi.
Immediata la reazione dei consiglieri comunali che, da più fazioni politiche, hanno espresso la propria indignazione e richiesto spiegazioni all’Amministrazione De Luca, soprattutto in considerazione del fatto che, in questo modo, la volontà espressa dall’Aula è stata in qualche modo messa da parte. In assetto di guerra, anche MessinAccomuna.
Taoarte: l’interrogazione del PD
Preso atto della situazione, il gruppo consiliare del PD – composto da Alessandro Russo, Antonella Russo, Felice Calabrò e Gaetano Gennaro – ha sottoscritto un’interrogazione poi inviata all’Amministrazione in cui si chiede conto e ragione di quanto accaduto.
Innanzitutto, i consiglieri chiedono sulla base di quale «documentazione redatta dagli uffici comunali» emergerebbe «la potenzialità del danno erariale scaturente dalla permanenza nella Fondazione Taormina Arte Sicilia» che l’Amministrazione ha addotto come motivazione per la richiesta di fuoriuscita da Taoarte nel mesi scorsi.
Ma a interessare i consiglieri del PD sono anche i provvedimenti che si intendono adottare, arrivati a questo punto, per evitare la fuoriuscita del Comune dalla Fondazione e quali siano state le «ragioni politiche che hanno indotto l’Amministrazione a sottrarsi dagli adempimenti conseguenti alla votazione espressa del Consiglio Comunale, di fatto, delegando una scelta politicamente così importante ad un soggetto terzo come appunto il Commissario della Fondazione Taormina Arte Sicilia».
La reazione della Lega
Sulla stessa lunghezza d’onda, almeno in parte, i consiglieri della Lega Dino Bramanti, Giovanni Caruso e Giovanni Scavello: «Quello che si intende stigmatizzare è la pervicace volontà da parte dell’Amministrazione di perseguire un obiettivo che, con decisioni nette e chiare, il Consiglio Comunale aveva indicato come non perseguibile. Pervicacia che si spinge fino al punto di disattendere, attraverso comportamenti omissivi, dei deliberati democraticamente assunti».
MessinAccomuna: «Messina esce dalla gestione di una delle più importanti manifestazioni della Sicilia»
Infine, a commentare la vicenda è anche MessinAccomuna: «Oggi TaoArte fa (giustamente) gridare allo scandalo: il Consiglio ha votato contro la fuoriuscita, deliberando espressamente la permanenza di Messina nel Consorzio, ma l’Amministrazione lo ha ridicolizzato, schiaffeggiato, sbeffeggiato agendo in modo (in)conclusivo per ottenere il risultato opposto: non ha versato le dovute quote, malgrado i solleciti, ricevendo in cambio l’esclusione dall’assemblea».
«Messina esce dalla gestione di una delle più importanti manifestazioni culturali internazionali della Sicilia – prosegue. Si sa: era questo l’obiettivo di De Luca, che a questo organismo vuol sostituire “l’internazionale della ciaramella”. Il Consiglio si era opposto? E chissenefrega! È una questione di orizzonti culturali: dalle stelle alle stalle; così è, se vi pare (e pure se non vi pare)».
(357)