“Cercasi schiavo”, i manifesti provocatori comparsi il 1° maggio a Lipari hanno fatto storcere non poco il naso a Confesercenti Messina che accusa gli autori di voler «intossicare il rapporto tra imprese e lavoratori». Il presidente Alberto Palella e la referente delle Isole Eolie Dominga Monte intervengono a difesa degli imprenditori eoliani.
Cos’è successo? La mattina del 1° maggio, Lipari si è risvegliata tappezzata di manifesti contro lo sfruttamento dei lavoratori, in cui si invitava chi è sottoposto a “contratti” in nero e ingiusti a fare fronte comune. Questo il testo completo: «Cercasi schiavo per la stagione estiva 800 euro al mese, 10 ore al giorno, no TFR. Contratto irregolare o stipendio a nero. Giorno libero? Ah ah ah. Gli interessati sono invitati a confrontarsi con i loro colleghi, ad attivare solidarietà, a organizzarsi e a far valere i propri diritti. Buon 1° Maggio».
Immediata la replica del presidente di Assoimprese Eolie, Maurizio Cipicchia, che ha criticato l’iniziativa: «Sarebbe stato più opportuno ed onesto, senza trincerarsi nell’anonimato, avere il coraggio di denunciare agli organi competenti». Più o meno dello stesso tenore, la replica di Confesercenti Messina.
A parlare sono il Presidente della Confesercenti Messina Alberto Palella e la referente delle Isole Eolie Dominga Monte: «I manifesti anonimi che la scorsa notte (domenica, ndr) – scrivono in una nota – sono stati affissi abusivamente per le strade di Lipari mostrano la voglia di qualcuno di riportare indietro la storia, intossicando il rapporto tra imprese e lavoratori, alimentando il conflitto sociale, più che individuare le soluzioni. Negli ultimi due anni le imprese eoliane hanno faticato moltissimo e per evitare di chiudere gli imprenditori sono stati costretti a finanziare con il loro patrimonio le casse aziendali. L’impazzimento dei prezzi d’acquisto delle materie prime, delle utenze ed in genere di tutto, prospetta poi una stagione in chiaro-scuro».
«In questo scenario – proseguono Palella e Monte – si tenta di criminalizzare nella pubblica piazza intere categorie d’imprenditori, rovinando l’immagine del sistema economico eoliano, con il rischio di generare ripercussioni negative sulle scelte della meta estiva che i turisti in questo periodo effettuano».
«Le Istituzioni e gli Organi preposti alla Vigilanza ed alla Repressione degli illeciti – concludono i due esponenti di Confesercenti – facciano il loro lavoro con la necessaria serenità, lo stesso faranno gli imprenditori eoliani che in questa stagione metteranno in gioco, ancora una volta le proprie aziende e quindi le proprie vite. Sì, le proprie vite, perché forse qualcuno pensa che le imprese eoliane siano governate dagli Elkann o dai Berlusconi se non dai Bezos o dagli Zuckerberg, invece si tratta di piccole famiglie che da generazioni lavorano e pagano quanto c’è da pagare, saldamente posizionate all’interno dei confini della legalità. Sono parte attiva del sistema economico eoliano, senza cui verrebbe meno la colonna principale dell’economia isolana».
(226)