La classifica delle città più care d’Italia assegna la maglia nera a Messina per quel che riguarda il settore dei servizi sociali. Nel 2020, secondo uno studio realizzato dall’Unione Nazionale Consumatori sulla base dell’inflazione media rilevata dall’Istat, i prezzi dell’assistenza sociale nella città dello Stretto sono aumentati del 4,6%. Dato reso ancora più sconfortante dal fatto che questo sia avvenuto durante la pandemia coronavirus.
I dati sono di qualche giorno fa, ma a riportare il tema agli onori della cronaca è stato il presidente della VII Commissione Consiliare, Dino Bramanti, nel corso della Seduta odierna in presenza dei vertici di Messina Social City (appunto, la partecipata del Comune che si occupa dei servizi sociali).
Nello specifico, l’Unione Consumatori segnala i rialzi dell’assistenza sociale, che comprende case di cura per anziani, nidi d’infanzia e servizi di assistenza a domicilio. Sul podio, tristemente, Messina (+4,6%), seguita da Pescara (+4,5%) e Vicenza (+4,1%); mentre le “più brave” sono state Livorno (-5,4%), Pordenone (-3,8%) e Cosenza (-2,1%). Guardando al dato nazionale l’aumento è stato dello 0,6%. Per quel che riguarda gli altri settori, le città con più rincari sono state: Caltanissetta, per il cibo (+4,2%), Cosenza, per le visite mediche (+5,1%) e Palermo per tariffe amministrative (+18,6%).
Oggetto della Seduta di Commissione è stato anche il bilancio previsionale della Messina Social City, presentato inizialmente in Consiglio Comunale e poi ritirato per alcune criticità. La Società ha sottolineato che sta lavorando a delle modifiche e che presto il documento verrà riproposto all’Aula.
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