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Magistrati liberi e di “passione”. La Giornata della Giustizia parla di libertà

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giornata giustiziaLa sezione messinese di ANM (Associazione Nazionale Magistrati) presieduta dal giudice Maria Teresa Arena, ha fatto boom, ieri, nella “Giornata della Giustizia”, quella in cui palazzo Piacentini ha aperto le sue porte ai cittadini, ha “mostrato” la sua Storia.
Boom perchè la storica sede del Tribunale messinese è “esplosa” di presenze. Ha accolto tra le sue mura studenti di ogni età, specializzandi, avvocati, magistrati, operatori di Stato, dell’Ordine Pubblico, cittadini comuni. Erano tanti, con tanta “voglia di Giustizia”.
Il presidente Maria Teresa Arena, in apertura di giornata, ha detto: “L’iniziativa non è dedicata soltanto alla città, ma anche ai colleghi, gli operatori della Giustizia , perchè non possiamo burocratizzarci; perchè la nostra è una professione che va svolta con passione”.

Una passione “indipendente”. Su quest’aggettivo si è soffermato a lungo il presidente emerito della Corte Costituzionale, Gaetano Silvestri. Un “teorema” il suo discorso. Silvestri ha tracciato il percorso della “libertà di giudizio”, attingendo da Montesquieu e riportando concetti antichi ai giorni nostri. Ha parlato di due concetti fondamentali, Libertà e Uguaglianza: ” L’uno necessario all’altro, indivisibili- ha detto il costituzionalista messinese – perchè un “regime” che punti solo su uno dei due, causa una tragedia per l’umanità”.
Silvestri ha anche sottolineato il ruolo assolutamente non assoggettato al potere gerarchico della magistratura. Questo distingue l’organo di giustizia dall’apparato amministrativo o da quelli militari. “Ogni giudice è in sè riassuntivo di tutta la giurisdizione- ha detto Silvestri. Quello che può intervenire con una decisione avversa ad una dell’altro, lo fa in funzione del ruolo, non di grado”.
Anche sul timore di conseguenze patrimoniali per i giudici si è espresso il costituzionalista, sostenendo che: ” Una magistratura che le teme non è una magistratura libera”.
E poi, citando ancora Montesquieu, ha detto che – “il giudice dev’essere la bocca della legge, non del re” – parlando di una politica che tenta di imbavagliare, condizionare, l’indipendenza della magistratura.

Una delle tappe della “Giornata della Giustizia” a palazzo Piacentini è stata, nel pomeriggio, quella dedicata alla lettura, per voce dell’attore Maurizio Marchetti, di alcuni testi.
Come quello che traccia il profilo di un magistrato che “vuol capire”.
Quel magistrato è il protagonista del romanzo di Giorgio Fontana, “Morte di un uomo felice”. Parla del libero arbitrio di un magistrato che, pur avendo una morale ben definita, cerca di capire – non scusare, non perdonare – solo capire dove la giustizia può provare a interrompere il circolo infinito della vendetta.

“Dunque volevano vendetta. Colnaghi annuì un paio di volte fra sé, come a raccogliere idee che non avevano che ancora erano troppo confuse: poi appoggiò le mani sul tavolo e guardò di nuovo il ragazzino che aveva parlato”.
E’ l’incipit del romanzo di Fontana, e quel ragazzino che urla “Vendetta” è il figlio della vittima. Una vittima, una fra le tante di ogni giorno, cui la magistratura è chiamata a dare risposta. E non è facile per un magistrato non burocratizzato.

Bello, e complicato, essere “giudice di passione”.

Patrizia Vita

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