MessinAccomuna si schiera dalla parte dei 72 lavoratori marittimi licenziati da Liberty Lines a seguito del passaggio alla ditta Bluferries del servizio di trasporto effettuato tramite aliscafi, e sollecita le istituzioni a trovare una soluzione a quello che definisce “un dramma” per le famiglie e per il contesto sociale dell’area dello Stretto.
«È gravissimo che, nel momento del passaggio del servizio da Liberty Lines a Bluferries (controllata delle Ferrovie dello Stato) – scrive MessinAccomuna, laboratorio di partecipazione civica che vede tra i suoi membri anche l’ex sindaco Renato Accorinti – il Governo non si sia posto il problema della continuità lavorativa, contraddicendo il mandato del Codice degli Appalti che all’art. 50 prevede espressamente che negli affidamenti delle concessioni vada espressamente introdotta una “clausola di garanzia” per consentire la “tutela della stabilità occupazionale del personale impiegato».
La conferma ufficiale è arrivata pochi giorni fa, sabato 10 novembre e, a quanto pare, le richieste di tutelare i 72 lavoratori marittimi operanti tra Reggio Calabria e Messina espresse dai sindacati e dal Consiglio Comunale non hanno avuto alcun esito. MessinAccomuna, sottolineando il proprio sgomento per la scelta di non far transitare i dipendenti da una ditta all’altra, evidenzia la necessità di un intervento da parte di «tutte le forze politiche e tutti i soggetti onerati di responsabilità istituzionali e rappresentative, a livello sia locale che regionale e nazionale».
«Inoltre – aggiunge l’Associazione – chiediamo chiarezza sul personale impiegato nel mezzo veloce noleggiato da Bluferries per l’esercizio del servizio di attraversamento dello Stretto. Non può non considerarsi, infine, che anche Liberty Lines dovrebbe essere onerata della responsabilità di ricollocazione di parte del personale per la miglior funzionalità delle altre tratte esercitate in Sicilia».
Insomma, per MessinAccomuna occorre intervenire, e occorre farlo al più presto, coinvolgendo direttamente il Governo centrale e il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti (MIT) per evitare «che il licenziamento impedisca la legittima continuità occupazionale dei lavoratori col nuovo operatore o la sua ricollocazione nell’azienda di provenienza».
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