All’avvio di quest’attesa fase 2 la parola più gettonata è ripartenza, ma cosa vuol dire ripartire per le imprese? Che cambiamenti ci sono nei vari settori di attività e quali sono le strategie da mettere in atto. Se la parola chiave è far emergere opportunità dalle criticità, noi di Normanno abbiamo deciso di parlare con le imprese del nostro territorio per capire come si stanno muovendo per la creazione di nuove possibilità e percorsi d’impresa.
Questo viaggio nel mondo imprenditoriale comincia con tre realtà del settore Horeca (Hotellerie-Restaurant-Café) che ripartono da digitalizzazione e prossimità. Si arricchirà poi con altre storie d’impresa e invitiamo chi avesse voglia di condividere la propria a scrivere alla redazione, nella convinzione che in un momento come quello che viviamo il confronto e la condivisione strategica siano la strada per sostenere tutto l’ecosistema locale.
La prima domanda che abbiamo posto è stata sul modo in cui l’emergenza Covid è arrivata nella vita delle aziende.
«L’emergenza ci ha costretto all’improvviso ad improntare in poco tempo tutte le misure di sicurezza per portare avanti la nostra attività nel rispetto delle norme – ci spiega Alessandro Faranda, Amministratore delegato di Fontalba, noto marchio di acqua. E’ stata una battaglia dura: trovare i dispositivi, mettere in sicurezza dipendenti, collaboratori e tutto l’indotto. Abbiamo sostenuto turni straordinari per garantire la distribuzione del prodotto, questo mi rende orgoglioso dei miei collaboratori, che sono stati molto attenti».
Come l’emergenza si riversa sul vostro settore e su tutta la distribuzione?
«L’emergenza si è riversata nel settore Horeca e da qui è partita una reazione a catena per tutte le imprese coinvolte nella filiera. Mi immedesimo in tutti nostri ristoratori, a fare più male è l’assoluta incertezza, la mancanza di linee guida compromette la ripresa».
Come state reagendo?
«Sappiamo che sarà una stagione particolare ma siamo a lavoro su delle strategie che ci permettano di venire incontro a tutti, in questo siamo sempre stati partner dei nostri clienti e vogliamo andare incontro alle loro esigenze».
Una finestra di osservazione sul settore horeca ci arriva anche da Giardini d’Amore, brand di liquori artigianali di alta fascia ispirati al Mediterraneo, tra i primi ad avvertire le conseguenze economiche di questa crisi sanitaria. «Purtroppo prodotti come il nostro, non venduti nella grande distribuzione ma solo a un pubblico di nicchia tramite hotel e ristorazione, sono stati particolarmente colpiti. Vendendo i tutta Italia, le ripercussioni sono state immediate. Sin dalle prime avvisaglie a Milano e Roma, infatti, prima ancora della quarantena, molti clienti hanno disdetto gli ordini costringendoci al fermo», ci racconta Katia Consentino, socia e responsabile comunicazione dell’azienda.
«I consumi del beverage sono senz’altro cambiati durante il lockdown – continua Katia. Se prima si era soliti andare fuori per un aperitivo, in questi mesi si è cercato di ricreare a casa propria quegli attimi di svago prima appannaggio del bar o del ristorante. Ciò ha fatto incrementare l’acquisto di prodotti disponibili nella GDO ma non ha avuto alcun effetto positivo sui prodotti di nicchia».
Il fermo e l’imponente cambio di rotta del mercato di riferimento hanno imposto a Giardini d’Amore la necessità di reinventarsi, immaginare un nuovo futuro. «Una volta aperte le strutture ricettive e i locali la domanda ricomincerà a crescere, ma non di molto. Quindi dovremo iniziare a rivolgerci direttamente al consumatore finale con il supporto di strategie di vendita online, visto anche l’incremento esponenziale del traffico di questi mesi». Insomma, non è più possibile avere un unico focus su questo mercato, è il momento di differenziare i canali.
Della situazione nel settore alberghiero ci parla Giuseppe Pulejo, fondatore di Villa Pulejo, dimora storica alle porte di Messina. Come noto a tutti, la crisi sanitaria ha determinato il blocco dei flussi turistici con la disdetta di numerose prenotazioni estive. «La nostra non è soltanto una struttura alberghiera – spiega Giuseppe Pulejo – quindi i riflessi si sono riversati anche sul business degli eventi dove anche qui, per i motivi legati alla pandemia globale, abbiamo avuto numerose disdette. Devo dire, però, che le circostanze negative in questo segmento sono state soltanto relative poiché i matrimoni previsti tra Marzo e Maggio 2020 sono stati tutti posticipati».
Giuseppe cita i dati del settore turistico, che rappresenta il 13% del pil del nostro Paese e che oggi è tra i più colpiti con hotel che da due mesi non hanno incassato un solo euro.
«Villa Pulejo ad inizio anno aveva avviato un ristorante gourmet con il duplice obiettivo, da un lato, di incrementare il cosiddetto turismo enogastronomico, dall’altro, di coltivare la clientela di prossimità, che è quella per lo più composta da messinesi o residenti nella provincia, con il desiderio di sperimentare l’alta cucina, a prezzi sostenibili, in un contesto elitario».
Ed è proprio dalla prossimità, insieme alla sicurezza per la clientela che passa la strategia di ripartenza: «Anzitutto, abbiamo sanificato tutti gli ambienti interni ed esterni per la massima sicurezza di tutti i dipendenti e di tutti gli ospiti. Da oggi in avanti dovremo puntare sempre di più sul turismo di prossimità, almeno nel 2020, mentre ritengo che si potrà tornare a pieno regime nella Primavera del 2021, con l’avvento della clientela straniera che rappresentava la metà del fatturato legato alla parte alberghiera e che è un fattore chiave per promuovere non solo Villa Pulejo, ma anche la destinazione Messina».
Insomma, la ripartenza sarà lenta e difficile ma, come ci ha detto Alessandro Faranda in conclusione di questa intervista, «ci riusciremo, noi popolo siciliano siamo sempre riemersi da qualunque maceria e anche oggi ci riusciremo venendoci incontro l’uno con l’altro».
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