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La provincia di Messina perde popolazione: il governo interviene per i “comuni marginali”

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Messina si sta svuotando. La città dello Stretto sta affrontando una crisi comune ad altre metropoli italiane, quella demografica. Lo dicono i dati provvisori dell’ISTAT, che hanno già certificato il crollo della popolazione della Città Metropolitana, scesa quest’anno per la prima volta sotto i 600.000 residenti.

Si parla di “comuni marginali”: è questa la definizione usata dal governo per la creazione di un fondo apposito che prevede l’erogazione di 180 milioni di euro per 1.187 Comuni, «al fine di favorire la coesione sociale e lo sviluppo economico nei Comuni particolarmente colpiti dal fenomeno dello spopolamento e per i quali si riscontrano rilevanti carenze di attrattività per la ridotta offerta di servizi materiali e immateriali alle persone e alle attività economiche,  nel rispetto della complementarità con la strategia nazionale per le aree interne».

A Messina non saranno assegnate risorse poiché, paradossalmente, il reddito medio è superiore a quello fissato dal governo per ottenerle, ma l’altro requisito, quello demografico, lo renderebbe in parte un comune marginale: la popolazione del capoluogo peloritano nel 1981 segnava 260.118 abitanti, nel 2001 252.026, mentre nel 2019 il dato è drammaticamente arrivato a 227.424, il 13% in meno nell’arco di 39 anni.

I fondi ai comuni marginali: come possono essere spesi

La situazione della Città Metropolitana, tuttavia, assume dei contorni ancora più foschi. È qui infatti che l’esecutivo potrà stanziare i fondi, come anche nel resto del sud Italia: 1.101 comuni del Mezzogiorno, ai quali andranno oltre 171 milioni di euro (il 95,2% del totale), in grande maggioranza borghi e piccoli paesi di provincia.

I contributi, il cui corretto utilizzo verrà monitorato con controlli a campione dall’Agenzia per la Coesione territoriale, potranno essere spesi per:

  • adeguamento di immobili comunali da concedere in comodato d’uso gratuito per l’apertura di attività commerciali, artigianali o professionali;
  • concessione di contributi per l’avvio di attività commerciali, artigianali e agricole;
  • concessione di contributi a favore di chi trasferisce la propria residenza e dimora abituale nei comuni delle aree interne, come concorso per le spese di acquisto e ristrutturazione dell’immobile (massimo 5.000 euro a beneficiario);
  • concessione gratuita di immobili da adibire ad abitazione principale o per svolgere lavoro agile.

Il crollo della popolazione nella Città Metropolitana di Messina

popolazione messina

Come verranno ripartiti questi finanziamenti? Sono 56 i Comuni aggiudicatari, più della metà, mentre 64 (inclusa Messina) sono tutti quelli che hanno perso popolazione, in alcuni casi addirittura dimezzandola (Alì, Floresta, Novara di Sicilia). La lista completa si può consultare  qui, mentre questo è il documento per accedere all’elenco dei comuni ammessi al riparto del Fondo con la relativa quota di contributo.

Ad ogni modo, questo “svuotamento” riguarda con particolare frequenza le località rurali e quelle più lontane dalla città, seppur con qualche eccezione nei borghi marinari (Villafranca Tirrena) e in alcuni centri urbani tirrenici come Barcellona Pozzo di Gotto e Capo d’Orlando, più indipendenti e meno legate all’economia e alla condizione occupazionale del capoluogo.

A questi numeri non si sfugge. E chissà se la prossima amministrazione comunale riuscirà a invertire questa quarantennale tendenza negativa. Un compito arduo, certamente, ma che potrebbe essere facilitato, per esempio, da una maggiore programmazione e un rilancio della città, che oltre a favorire le condizioni per le giovani famiglie dovrebbe attirare quei cervelli in fuga che ogni anno contribuiscono al declino demografico di una città senza apparenti prospettive future. Chi decide di restare, non resta a Messina.

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