La Questura di Messina è tra le 18 Questure d’Italia che doterà i suoi poliziotti del Taser: la pistola a impulsi elettrici che proiettando a corto raggio una coppia di dardi, inabilita temporaneamente le funzioni motorie del soggetto colpito, rendendolo inoffensivo. Il dispositivo, che è a tutti gli effetti un’arma, può essere utilizzato dopo un ciclo di formazione degli operatori della Polizia di Stato.
Nello specifico, a Messina, sono stati coinvolti 66 operatori, detti utilizzatori, e 66 operatori, detti collaboratori, in grado di operare nel modo più efficace e sicuro, nelle situazioni critiche e di assoluto pericolo. Dopo l’attivazione del Taser da parte dell’operatore-utilizzatore, infatti, che rende, come abbiamo detto, inoffensiva la persona dimostratasi violenta e non collaborativa, l’operatore-collaboratore svolge una fondamentale attività di supporto, interrompendo definitivamente l’atteggiamento pericoloso e ultimando le incombenze di rito.
«Il Taser costituirà, – scrive la Questura di Messina – a partire da oggi, un importante strumento di deterrenza per il crimine, dotando gli operatori di polizia di uno strumento ulteriore per prevenire e reprimere la commissione di reati, a tutela della incolumità di tutti e della sicurezza dei cittadini. Il suo utilizzo, comunque, costituirà l’extrema ratio, per le sole situazioni critiche nelle quali il rapporto con soggetti pericolosi, sempre improntato alla ricerca del dialogo e di una ragionevole collaborazione, dovesse rivelarsi di per sé inefficace».
La storia del Taser
Il Taser, acronimo di Thomas A. Swift’s Electric Rifle (fucile elettrico di Thomas A. Swift) è stato ideato nel 1969 da Jack Cover, fisico e inventore statunitense. Solo a partire dal 1998, però, sono stati realizzati i modelli che permettono l’immobilizzazione totale di una persona. Per la legge italiana il taser è considerato arma propria ma non arma da fuoco e per importarlo ed impiegarlo serve un’apposita licenza. Il 14 marzo 2022, il Ministro dell’Interno Luciana Lamorgese ha disposto l’uso di questo dispositivo in 18 città italiane, tra cui anche Messina.
Sull’utilizzo di queste armi si sono sviluppati diversi confronti; nel 2007 l’Onu ha parlato di strumenti di tortura, secondo Amnesty International, negli Stati Uniti, sono molto utilizzati, provocando la morte di molte persone.
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