“Turbata libertà dei pubblici incanti”: questa l’accusa emersa dall’inchiesta della Direzione Investigativa Antimafia che ha visto l’esecuzione di quattro misure cautelari nei confronti di un ex dirigente del CAS e di tre imprenditori. A commentare la vicenda è il neo-presidente di Autostrade Siciliane, Filippo Nasca: «Le notizie sull’inchiesta della Dia di Catania e sull’arresto di un dirigente a riposo del Consorzio non possono che provocare amarezza e sconcerto, anche se si tratta di fatti accaduti tre anni fa».
La notizia è emersa questa mattina. L’accusa, nei confronti dei quattro indagati, è quella di aver modificato la gara d’appalto per l’espletamento del servizio di presidio antincendio nelle gallerie dell’autostrada A18 Messina-Catania e della A20 Messina-Palermo, con l’obiettivo di «individuare il contraente in un’A.T.I. già determinata».
Di pochi minuti fa, il commento del presidente Filippo Nasca: «Nel confermare la massima collaborazione nei confronti della magistratura confermo che già nel prossimo consiglio direttivo di venerdì saranno decise drastiche misure di rafforzamento dei presidi anticorruttivi interni, con un turn over dei responsabili dei procedimenti e una ricognizione delle gare d’appalto in corso di espletamento. L’opera di riorganizzazione del Consorzio Autostrade Siciliane è appena all’inizio, sarà purtroppo non breve ma estremamente incisiva. La rete autostradale – conclude – è un patrimonio di tutti i siciliani, va riqualificata e resa sicura, e ci vorrà del tempo per i ritardi dei decenni passati. Ma è evidente che tutto ciò dovrà avvenire dentro una cornice operativa di trasparenza e legalità».
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