Una rappresentanza dei 20 ex agenti di Polizia Municipale di Messina scrive una lettera aperta al sindaco Renato Accorinti. Al Primo cittadino, gli ex Vigili Urbani, espongono la loro situazione e si dichiarano orami allo stremo ma non per questo ancora disposti ad arrendersi, chiedono, invece, la tutela dei loro diritti.
Ecco il testo integrale della missiva:
«Fin dall’inizio, nel lontano 2008, quando la gestione del concorso per agenti di polizia municipale passò dalla Prefettura al Comune di Messina, abbiamo visto e sentito sulla nostra pelle, graffi, tagli, segni tangibili ed in parte francamente indelebili, di un accanimento fuori dal comune. Il bilancio di questi anni ci ha visti infatti, calpestati, derisi, umiliati quasi quotidianamente — anche all’interno di alcune importanti stanze di quel palazzo — spesso guardati con astio, indifferenza, etichettati ed apostrofati quasi come fossimo lebbrosi, il problema dei problemi, il “male estremo” da estirpare, al punto tale che anche nominarci diventa un “tabù”. Così capita che passano le stagioni ed ogni giorno, in questa città, si ha una buona parola ed un pensiero per le condizioni di tanti, ma mai per noi.
Non abbiamo mai capito le ragioni di un simile accanimento contro concittadini, giovani, ragazzi e ragazze che tra mille sacrifici, “credendoci”, trascurando anche gli affetti, amici, famiglie, figli per 4 lunghi anni, nonostante le quotidiane angherie subite, comprensibili purtroppo solo vivendole dal di dentro e sulla propria pelle, tra ansie e paure, provavano a dare il meglio di se stessi, studiando ed impegnandosi contando solo sulle proprie forze, per affrontare un “concorso pubblico”, in una città peraltro, nella quale “concorso” era ed è un termine arcaico, diciamo quasi demodé. Alla fine, come fosse una “gentile concessione”, nonostante la manifesta riluttanza per questi tizi che avevano preteso addirittura un’assunzione pubblica senza seguire i noti “canali tradizionalmessinesi”, ci hanno “fatto fare l’anno” e poi tutti “a casa” con correlati “esultanze e cori da stadio” di chi stando alla finestra, come purtroppo tanti concittadini, approva probabilmente per scarso interesse personale, disinformazione, malafede o forse perché “tradizionalmessinese” nello spirito, sangue e ossa. Del resto, non essendo capitato a loro o ai loro cari tutto questo, non è di certo un problema loro, anzi…
Questo, comunque, e per dirla tutta, è accaduto nonostante in Italia la legge vigente, che in teoria dovrebbe applicarsi anche a Messina (o forse no?), prevede tranquillamente e regolarmente la possibilità di prorogare e/o di rinnovare i contratti a tempo determinato fino a 36 mesi, cosa che peraltro avviene praticamente ovunque, in tutte le città italiane, probabilmente da qualche parte anche adesso, in questo preciso momento. Questo è accaduto nonostante serietà, abnegazione e impegno messi ogni singolo giorno nel proprio lavoro, quasi a voler far passare l’oscuro messaggio che “giustizia, onestà ed impegno” siano un errore da non commettere. Questo è accaduto nonostante la situazione comatosa in cui versa la polizia municipale di Messina e di riflesso, l’intera città.
Ed è così che, cambiano le Amministrazioni ma nei fatti — e visti gli attuali attori ci duole davvero dirlo —, anche oggi, noi percepiamo un profondo senso di ingiustizia, un’oppressione, una triste superficialità, uno sconcertante distacco, una lampante disparità di trattamento quando si arriva, se si arriva, a noi ed alle nostre vicissitudini. A prescindere dall’impegno che ci auguriamo davvero quest’Amministrazione saprà e vorrà prestare per la risoluzione di una vicenda che certamente ci riguarda direttamente ma che, a nostro avviso, riguarda di riflesso le condizioni di vivibilità di una intera città, ed al contempo l’esigenza di ridare fiducia e giustizia a persone che hanno preso davvero troppi schiaffi in faccia, auspicando a breve da questa Amministrazione, una netta discontinuità con il passato, oggi purtroppo, quasi un anno dopo la scadenza del contratto, con le mille difficoltà di chi deve affrontare il quotidiano essendo figlio e padre di famiglie comunque “normali” e non “elette”, ci chiediamo se ad esempio, il Sindaco Renato Accorinti, sia stato messo a conoscenza di come stanno davvero le cose, se sappia davvero quali siano i termini delle questioni che ci riguardano e qui si etichettano come “ostacoli insormontabili” a differenza di ciò che invece accade altrove, anche nel più sperduto paesino italico.
Ci chiediamo di riflesso, se il Sindaco Renato Accorinti sia a conoscenza anche di altre questioni che ben rappresentano il trattamento che quel palazzo ci ha riservato in passato e ci riserva ancora oggi, come ad esempio, l’inaccettabile fatto che nonostante sia passato un anno, vi siano state ben 5 istanze formali, nonostante abbiamo provato invano molteplici volte ad avere degli interlocutori in quel palazzo senza tornelli, oggi, non abbiamo neanche percepito buona parte delle nostre retribuzioni. Anche oggi quindi, nei fatti non possiamo che sentirci ancora calpestati, umiliati e derisi, anche oggi per quel palazzo siamo indegni di vederci pagare il lavoro che abbiamo onestamente svolto nel 2013 ed addirittura nell’ormai lontano 2012, anche oggi siamo ancora nuovamente indegni perfino di avere attenzione e risposte ai nostri problemi.
Sindaco, Le chiediamo, perché questo Ente non ci paga per il lavoro che abbiamo regolarmente svolto, lasciandoci soli e senza neanche risposte a fare i conti con le nostre quotidiane difficoltà? In generale, in attesa di un segnale di discontinuità con quello che abbiamo visto e subito in passato, in attesa di soluzioni a ciò che è “semplice ovunque” tranne che a Messina, Le chiediamo nell’immediato di intervenire investendo ufficialmente e definitivamente i soggetti preposti affinché, intanto si possa provvedere al pagamento di quanto ci spetta. Le chiediamo di difendere e tutelare anche i nostri diritti e quelli dei nostri figli, iniziando a far presente in quel palazzo, che Lei oggi rappresenta, che è necessario e doveroso mostrare adeguato rispetto anche per noi, lavoratori, cittadini e padri e madri di famiglia».
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