Per il consigliere comunale Massimo Rizzo, sulla gestione degli impianti sportivi a Messina l’amministrazione De Luca «al netto del pasticcio (quantomeno sui tempi) dello stadio “Franco Scoglio”, ha poche idee e confuse». E, aggiunge, non avrebbe giovato neanche il passaggio di testimone, voluto dal sindaco Cateno De Luca, da Pippo Scattareggia al “nuovo” assessore allo Sport Francesco Gallo.
L’esponente di Libera Me in Consiglio Comunale commenta la politica della Giunta De Luca in materia di impianti sportivi, la decisione di affidarne la gestione ai privati e le ultime novità per le quali, però, dice Rizzo, potrebbe esserci qualche intoppo. «La giunta De Luca – afferma – attraverso il cosiddetto “Salva Messina”, ha scelto la strada (condivisa anche dal sottoscritto) dell’affidamento ai privati di piscine, palazzetti, stadi, palestre, campi polifunzionali considerati solo fonte di costi infruttuosi per il bilancio comunale. Sembrava la panacea di tutti i mali. Cosa è seguito dopo la dichiarazione di intenti? Il nulla, un vuoto cosmico. E se la precedente amministrazione, nella gestione dell’impiantistica sportiva non aveva certo brillato, quella attuale ha spento totalmente la luce. Nessuna fonte finanziaria, diretta o indiretta, da destinare anche alla semplice manutenzione, nessuna risorsa extra bilancio reperita attraverso la progettazione».
Nel mirino del consigliere Massimo Rizzo, l’annuncio fatto a inizio maggio dall’assessore Francesco Gallo, che preventivava “importanti novità per l’esternalizzazione della gestione degli impianti sportivi comunali”. Le importanti novità, chiarisce Rizzo, riguarderebbero il decreto n.38, in materia di riqualificazione e gestione degli impianti sportivi. Tale provvedimento, spiega il consigliere, «prevede una forte semplificazione amministrativa, favorendo l’iter per l’affidamento ai privati e sburocratizzando così l’intera materia».
Il 31 maggio l’assessore Francesco Gallo ha presentato la proposta di delibera n. 313, subito approvata dalla Giunta Comunale, all’interno della quale, spiega ancora Massimo Rizzo, «sono delineate le procedure accelerate attraverso cui il Comune di Messina ricercherà i terzi a cui affidare la gestione degli impianti comunali, distinguendoli tra quelli assegnabili a “Associazioni e Società Sportive senza fini di lucro” definite dall’articolo 5 del D.Lgs 38/2021 e quelli che dovranno seguire un procedimento più articolato in quanto si tratta di impianti di maggiore rilevanza rispetto ai primi».
Il provvedimento interessa i Campi da tennis di Margi e Castanea, le palestre Ritiro, Montepiselli e Juvara, il campo di calcio “Bonanno” dell’Annunziata, il Palatracuzzi, il Palarussello, il Palarescifina, il Palamili, i campi di atletica Graziella Campagna e Cappuccini e il complesso natatorio sempre della Contrada Cappuccini. «Resta escluso il “Giovanni Celeste” – chiarisce Rizzo –, attualmente occupato dal Football Club Messina dopo la scadenza della concessione annuale in data 31/05/2020 (oltre un anno fa) e, ovviamente, il “Franco Scoglio”».
Qual è il problema? «A qualcuno – dichiara Rizzo – è sfuggita la legge 21 maggio 2021, n. 69 (il cosiddetto Decreto Sostegni) che, all’articolo 30 comma 9, così recita: Al decreto legislativo 28 febbraio 2021, n. 38, è aggiunto, infine, il seguente articolo: «Art. 12-bis (Disposizione finale). – 1. Le disposizioni recate dal presente decreto si applicano a decorrere dal 31 dicembre 2023. Se ne riparlerà, pertanto, a partire dall’1 gennaio 2024».
Quindi, in sostanza, secondo quanto riportato dal consigliere Massimo Rizzo, per poter attuare quanto previsto dalla delibera ci potrebbero essere ancora un paio d’anni di attesa. «Queste – conclude l’esponente di Libera Me – sono l’attenzione e la competenza che l’amministrazione comunale riservano al mondo dello sport messinese ed ai suoi impianti: una delibera di indirizzo fondata su una legge che non è ancora in vigore e che, forse, sarà applicabile dal 2024! Incredibile ma vero: Messina recepisce una procedura amministrativa prevista da una legge che ancora non è legge! E, dunque, cosa succede ai nostri impianti? Nulla, restano ancora abbandonati al proprio destino».
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