In ricordo del 29° anniversario della strage di Capaci, in cui persero la vita il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e gli agenti della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro, l’Università degli Studi di Messina ha ospitato “Genesi di una strage”. L’evento, organizzato in collaborazione con l’Associazione Nazionale Magistrati di Messina nell’Aula Magna del Rettorato, è stato un’occasione per non dimenticare non solo il giudice Falcone, ma tutte le vittime di mafia.
«Per l’evento di oggi – ha spiegato il Rettore di UniMe Salvatore Cuzzocrea – abbiamo scelto questo titolo insieme ai Prorettori, il professor Giovanni Moschella e il professor Luigi Chiara, proprio perché volevamo che i relatori spiegassero i motivi che hanno portato a questa strage. L’università e la scuola formano i giovani e vogliamo che comprendano anche i motivi storici che hanno generato le stragi di Capaci e di via d’Amelio. Come diceva Borsellino, i magistrati possono fare solo poche cose contro la mafia, spetta infatti alle scuole e all’università formare e fare comprendere ai giovani che bisogna lottare contro il metodo mafioso e non solo contro la mafia».
Insieme al Rettore, hanno presenziato l’incontro anche Laura Romeo, presidente della sezione di Messina dell’Associazione Nazionale Magistrati, il dottor Domenico Santoro, presidente dell’Ordine degli Avvocati di Messina, il dottor Andrea Apollonio, Sostituto Procuratore della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Patti, l’avvocato Giuseppe Magrofuoco, la dottoressa Rossella Merlino e la studentessa dell’Università di Messina, Laura Spinuzza.
«Falcone è un punto di riferimento per tutti noi magistrati – ha dichiarato la dottoressa Laura Romeo durante Genesi di una strage – e ci ha lasciato un metodo di lavoro innovativo, moderno e dinamico: è con Falcone e Borsellino, infatti, che nascono la lotta alla mafia, la Procura nazionale e le direzioni distrettuali antimafia».
«Il fenomeno mafioso è miseramente umano e come tale ha avuto un inizio e avrà una fine – ha aggiunto Andrea Apollonio. I mafiosi sono abituati e anche rassegnati alle indagini della magistratura, quindi perchè doveva morire proprio Falcone? Sapevano bene che dopo lui sarebbero arrivati altri giudici. Il perché lo spiega Brusca dopo il suo arresto: Falcone era diventato un ostacolo politico e mediatico, la goccia che fece traboccare il vaso fu il suo trasferimento a Roma che rischiava di produrre effetti letali per la sopravvivenza di Cosa nostra».
L’Ateneo peloritano ha aderito all’invito della Fondazione Falcone che prevede l’esposizione di un lenzuolo contro la mafia sulla facciata delle Università e delle istituzioni italiane.
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