Nei giorni scorsi Carabinieri hanno denunciato 102 “furbetti del reddito di cittadinanza” a Messina e provincia. Persone che percepivano il beneficio senza averne diritto, fornendo informazioni false sulle proprie condizioni economiche o sulla fedina penale. La vicenda ha scatenato un ampio dibattito e non ha lasciato indifferente il deputato messinese del Movimento 5 Stelle, Francesco D’Uva: «Queste condotte sono uno schiaffo per chi vive in una condizione di povertà assoluta, costretto a continui sacrifici, spesso rinunciando anche a beni essenziali».
Nel commentare quanto rilevato dalle indagini condotte dalla Procura di Messina, il parlamentare pentastellato e Questore alla Camera dei Deputati ha sottolineato il valore della misura «nata per favorire l’inclusione sociale e ridare dignità a chi si trova ai margini». Occorrono, però, ha evidenziato, dei correttivi per migliorare l’impianto normativo rafforzando i controlli a monte.
«Il reddito di cittadinanza – ha precisato D’Uva – è, da sempre, una battaglia del MoVimento 5 Stelle. Siamo, infatti, convinti che in uno Stato di diritto le Istituzioni abbiano il dovere di porsi al fianco dei più fragili dando tutto il supporto necessario. Nel disciplinare il sussidio abbiamo previsto la reclusione dai 2 ai 6 anni per chiunque, al fine di ottenere indebitamente il beneficio, utilizzi documenti falsi o attestanti cose non vere, ovvero ometta informazioni dovute. È punito, invece, con la reclusione fino a 3 anni chiunque non comunichi le variazioni reddituali o patrimoniali, ovvero altre informazioni ritenute necessarie secondo la normativa. Abbiamo, inoltre, coinvolto diversi attori, tra cui la Guardia di Finanza e l’Agenzia dell’Entrate, per la fase di verifica e controllo di quanto dichiarato dai beneficiari. Sicuramente la normativa è perfettibile: la prossima sfida è creare un sistema ancora più efficiente che ci consenta di riconoscere il sostegno a chi ne abbia effettivamente bisogno evitando ogni forma di percezione illegittima».
«Bene – conclude il deputato messinese Francesco D’Uva – il lavoro delle forze dell’ordine e della magistratura a tutela di una corretta applicazione della norma. Dalla nostra impegniamoci a superare il dibattito, ormai balcanizzato, su questa importante misura di welfare e lavoriamo affinché si possa perfezionare la struttura evitando che i furbi senza alcuna morale possano “abusare” della buona fede dello Stato».
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Ma come si fa a definire furbetti del cartellino o del reddito di cittadinanza chi truffa lo Stato ed i propri concittadini?