Foto 03 - Favara FARM Cultural Park

Favara FARM Cultural Park: cosa sta succedendo e perché ci riguarda come siciliani e cittadini

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Cosa è successo il 29 luglio?

Il 29 luglio Andrea Bartoli scrive un lungo post sulla pagina ufficiale facebook di FARM  che racconta quanto accaduto il pomeriggio precedente. In poche parole, un funzionario del Comune aveva inoltrato una richiesta di “rimessa in pristino dello stato dei luoghi” di FARM Cultural Park entro 90 giorni a causa di due strutture mobili installate all’interno dei sette cortili e ritenute abusive. Foto campagna social "rimessa in pristino" - Favara FARM Cultural ParkLe due strutture erano due opere d’arte per le quali la richiesta di installazione era stata inoltrata ben 2 mesi prima da Andrea e Florinda e per la quale non era mai stato fornito, dal Comune appunto, alcun riscontro.

«Non stiamo parlando di grattacieli, opere in cemento armato inamovibili ma di strutture architettoniche temporanee, rimovibili in meno di una giornata lavorativa».

Nel mese di giugno FARM, sempre insieme al Comune di Favara, aveva avviato l’iter per l’occupazione onerosa degli spazi dei sette cortili, anticipando parte del pagamento.

A fronte di 7 anni di piacevole e sicuramente prolifica – culturalmente parlando – collaborazione sembra dunque che il Comune di Favara richieda di “smantellare” i sette cortili di FARM Cultural Park, invece di richiedere semplicemente la rimozione delle due opere mobili.

Come racconta Bartoli stesso, peraltro, la richiesta di ripristino dei luoghi sarebbe scattata a causa della denuncia di un cittadino residente all’interno dei sette cortili risentito per aver aspettato circa 15 minuti per poter uscire di casa con la propria auto.

E dopo il post su facebook di Andrea Bartoli?

È successo quello che ci si aspettava, ovvero una gara di solidarietà e sostegno a Andrea e Florinda che non hanno, naturalmente intenzione di arrendersi.

Ne è nata una protesta contro questo uso distorto della burocrazia che diventa strumento di ritorsione e pone dei limiti – spesso assurdi – nei confronti di chi, cerca di cambiare le cose.

Una protesta descritta bene da Andrea nel suo post su facebook:

«Cari “certi burocrati” la dovete finire di tenere le persone sotto ricatto, di concedere il dovuto come se fosse un favore, di giocare con le persone a ping-pong come se non valessero nulla, di farvi belli quando fate il vostro dovere, di tenere sotto scacco le persone con la minaccia di applicare qualche norma “punitiva”. […] Il legislatore, è vero, vi ha armato come una super potenza militare contro il cittadino: norme, regole e leggi sono le vostre munizioni, ma nessuna norma, legge o regola vi assolverà da tutte le “superchiarie” e “vessazioni” che con superficialità, negligenza e talvolta dolo fate alle persone per bene.
Io, mia moglie e milioni di altre persone non siamo più disposti a stare in silenzio, a farci ricattare o mettere i piedi in testa».

Un intervento, quello di uno dei due fondatori di FARM, che si conclude in modo preciso:

Cari “certi burocrati” i tempi sono cambiati

Foto 04 - Favara FARM Cultural ParkE tutte le persone che conoscono e amano la forza di FARM, in questi giorni, hanno commentato, condiviso e reagito sui social network (mentre scriviamo più di cinquemila persone hanno messo un like al post citato e più di tremila lo hanno condiviso).

In più da questo movimento solidale è nata una petizione su change.org a sostegno di chi – lavorando nel settore culturale – si trova continuamente vessato da burocrati cinici e ciechi.

Mentre scriviamo i sostenitori sono più di cinquemila e, nei prossimi giorni, una delegazione di FARM sarà ascoltata dai parlamentari della commissione cultura del PD a Roma.

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  1. Siamo messi male, in questo Paese, se continuiamo a sognare ‘rivoluzioni’. Le leggi non sono ‘armi e munizioni’ da usare contro i cittadini. In uno Stato di diritto come il nostro sono i criteri per contemperare le opposte esigenze. Come in questo caso. Se qualcuno si è sentito leso nel suo diritto di proprietà aveva tutte le ragioni per rivolgersi all’Autorità competente. Vuol dire che, probabilmente, non è del tutto esatto che i cortili siano tutti di proprietà di Bartoli, altrimenti il problema non si sarebbe posto. Del resto altre testate parlano di richiesta di autorizzazione per occupazione di suolo pubblico. Per come la vedo io, non era il caso di montare un caso. Per dirla con un grandissimo messinese, in omaggio al sito che mi ospita “Too much adoo for nothing” Ma se come modello di riferimento si cita Antonio Presti che, se ben ricordo, piazzò una scultura faraonica proprio sulla spiaggia senza chiedere niente a nessuno, io rispondo: “No, grazie”.

    1. Salve Valenziano,

      intanto grazie per il feedback al nostro articolo e per la citazione al “Too much adoo for nothing”. Quello che volevamo evidenziare è che, spesso, la cultura e il cambiamento passano attraverso azioni dirompenti e, purtroppo, la burocrazia – non la legge – frenano l’innovazione che ne deriva.
      Nessuno mette in discussione le norme e le leggi, l’unico punto in cui viene fatto nel nostro articolo è all’interno di una citazione del fondatore di FARM.

      Il pezzo nasce, invece, proprio dai problemi che la burocrazia sta generando ad un’opera che per anni, indiscussamente, ha portato un nuovo slancio economico-culturale ad un bel paesino (Favara) che non era valorizzato. Il punto è che, per due opere mobili (per le quali era legittimo chiedere la rimozione), viene richiesto di smantellare tutti i sette cortili. E l’ironia maggiore è che la richiesta viene dallo stesso Comune con il quale il team di FARM sta discutendo, evidentemente su altri fronti, per un’occupazione a titolo oneroso e per la quale ha già pagato una prima rata.
      Non è la legge la causa del problema, dunque, ma una burocrazia probabilmente distratta.

  2. Mi permetta di farle notare che, sposando pregiudizialmente il punto di vista della FARM, sta mettendo in discussione l’operato di chi ha l’onere di applicare norme e leggi. Nulla di illegittimo, per carità (magari si scoprirà che i “burocrati” hanno sbagliato e che il TAR, se coinvolto, farà chiarezza). La sensazione é che, in nome dell’Arte (poi saprà chiarirmi cos’é Arte e cosa non lo é) si possa o si debba essere piú “elastici” riguardo le regole. Se poi é vero (per come si legge nell’appassionato intervento di Bartoli) che i “burocrati” hanno avuto colpevolmente un occhio di riguardo per altri e un’ossessione punitiva per la Farm, beh, perché non denunciarlo agli organi competenti? La invidio per come ha individuato buoni e cattivi e sciolto il dilemma. Io non ne son capace. Attendo gli sviluppi. Buon lavoro

    1. Gentile Gero buongiorno, il giornale non si schiera pregiudizialmente con FARM, ma ne rispetta il valore culturale acclarato dalle innumerevoli opere artistiche e dai milioni di visitatori degli ultimi 7 anni.
      Non si chiede, poi, alcuna “elasticità” alle norme ma semplice coerenza: il Comune da una parte concorda l’utilizzo del suolo a titolo oneroso e dall’altra, quasi contestualmente, chiede il ripristino dello stato dei luoghi quando sarebbe stato sufficiente richiedere un intervento sulle opere “incriminate”. Sarà la Legge a stabilire cosa è giusto ma, ed è questo il focus dell’articolo, proprio una mancanza di coerenza di questo tipo rischia di essere il vero freno ad iniziative interessanti e di valore.

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