A Messina si torna a parlare della transazione Dexia, a seguito dell’incontro/scontro tra il sindaco Cateno De Luca e il vicepresidente della Regione Siciliana, Gaetano Armao, svoltosi ieri in diretta tv. A “fare le pulci” alle dichiarazioni del Primo Cittadino è oggi l’ex assessore al Bilancio della Giunta Accorinti, Guido Signorino, che afferma: «De Luca stira i numeri, li ritira, gonfia le differenze e dice cose sbagliate».
A novembre del 2020 il Consiglio Comunale ha approvato la delibera presentata dall’Amministrazione De Luca riguardante la transazione con Dexia, banca con cui il Comune aveva sottoscritto nel 2006 un contratto di finanza derivata che gli è costato diverse migliaia di euro. L’intesa recentemente raggiunta è stata oggetto di dibattito ieri, durante la trasmissione “Casa Minutella”, tra il Primo Cittadino e il vicepresidente Armao: «Abbiamo pagato 8 milioni di euro per chiudere la partita – ha affermato De Luca –, al cospetto di un’operazione che rischiava di portaci un danno di 35 milioni di euro perché era un’operazione che si sarebbe chiusa nel 2035, a rate ogni anno. Abbiamo chiuso pagando 8 milioni, mentre il piano di riequilibrio precedente ne prevedeva 10. Questo vuol dire che abbiamo chiuso risparmiando».
A commentare queste affermazioni del Sindaco di Messina è oggi l’ex assessore al Bilancio della Giunta Accorinti, Guido Signorino, secondo il quale: «De Luca stira i numeri, li ritira, gonfia le differenze e dice cose sbagliate».
«Non è vero – dice l’esponente dell’ex Giunta Accorinti – che il precedente piano di riequilibrio stanziava 10 milioni di euro: ne stanziava 9,6 (numero “stirato”); non è vero che lui ha pagato 8 milioni: ne ha pagati 8,7 (numero “ritirato”); quindi la differenza non è 2 milioni, ma 900.000 (differenza “gonfiata”, più che raddoppiata); non è vero che il precedente piano di riequilibrio stanziasse questi fondi per Dexia: erano per i due contratti derivati (Dexia + BNL, quest’ultimo chiuso con un accordo – quello sì – totalmente favorevole al Comune); non è vero che i fondi fossero appostati per “chiudere”: erano un “fondo rischi”, prudenzialmente accantonato nella prospettiva del suo recupero al bilancio».
E aggiunge: «È vero (e non è De Luca a dirlo) che la Cassazione ha affermato che per il diritto italiano contratti di quel tipo sono nulli. Inoltre gli atti “precontrattuali” (quelli che hanno premesso i contratti) sarebbero stati da giudicare in Italia, dove verrebbero giudicati nulli, travolgendo i contratti stessi. De Luca ha fatto approvare il contratto al Consiglio Comunale senza attendere la pronuncia della Magistratura italiana, con la quale avrebbe magari potuto costringere Dexia a restituire 4,2 milioni (più interessi) alla città di Messina.
«I soldi dati a Dexia – conclude Guido Signnorino – non erano dovuti, perché il contratto è tecnicamente una farsa. Con la transazione De Luca ha fatto dichiarare al Comune che i contratti-burla erano validi e sacrosanti e ha regalato a Dexia quasi 13 milioni non dovuti di soldi dei cittadini messinesi».
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