Il sindaco di Palermo e presidente di Anci Sicilia, Leoluca Orlando, ha annunciato di volersi costituire parte civile nel procedimento giudiziario sui “dati falsi dell’emergenza Covid”; l’inchiesta che vede indagato anche l’ormai ex assessore alla Salute Ruggero Razza il quale, ieri stesso, ha rassegnato le proprie dimissioni. «Se è confermato – ha dichiarato il Primo Cittadino di Palermo. È inaccettabile giocare con la vita delle persone. È inaccettabile gestire i dati come in una partita a poker dove si può bluffare».
Ha scosso tutta la Sicilia il terremoto che ha colpito il Dasoe (Dipartimento Attività Sanitaria e Osservatorio Epidemiologico) dell’Assessorato alla Salute e che ha coinvolto alcuni dirigenti regionali. L’accusa, in sostanza, è di aver “falsato” i dati sull’epidemia coronavirus in Sicilia in diverse occasioni. Sarà il presidente Nello Musumeci a ricoprire ad interim la carica del dimissionario Ruggero Razza.
Diverse le reazioni della politica, tra cui quella del sindaco di Palermo e presidente di Anci Sicilia (Associazione Nazionale Comuni Italiani), Leoluca Orlando: «Se è confermato – ha dichiarato –, è inaccettabile pensare di scherzare con la vita delle persone, con la vita delle città, fornendo dati manipolati per chissà quali interessi. Noi chiediamo chiarezza e io, come sindaco di Palermo e come presidente Anci Sicilia, a nome di tutti i sindaci chiedo chiarezza. Noi sindaci ci siamo attenuti alle indicazioni che ci venivano fornite e adesso sorge ancora una volta il dubbio che si tratti di dati non veritieri, addirittura manipolati ad arte».
«Voglio ricordare – ha aggiunto – ancora ad ottobre la polemica con il Governo regionale, quando chiesi l’intervento del Governo nazionale per accertare i dati che riguardavano i contagi a Palermo per consentire o non consentire la riapertura delle scuole ebbi allora la rassicurazione di un intervento del Governo nazionale. In questi mesi, in queste settimane ho continuamente richiesto all’assessore Razza e a tutti gli organi competenti sanitari locali di fornire dati certi, non a nome mio, non per Palermo, ma per tutti i comuni della Sicilia. E oggi siamo in presenza di un dubbio grande, enorme, che finisce certamente col creare sfiducia, penalizzare la vita delle persone e rendere incerta l’attività dei sindaci, noi che siamo chiamati da una parte a ricevere dati che dovrebbero essere corretti, dall’altra parte ad adottare provvedimenti».
Per queste ragioni, il sindaco di Palermo ha dichiarato di volersi costituire parte civile nel procedimento giudiziario sui “dati falsi dell’emergenza Covid”.
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