Il rischio di un blocco del servizio ATM sembra farsi concreto. Questo, almeno secondo quanto denunciato da Fit Cisl Messina, che dà voce alle preoccupazioni dei lavoratori in merito ad alcune voci circolanti in Azienda e riguardanti una crisi di liquidità che comprometterebbe non solo gli stipendi di dicembre dei dipendenti, ma l’operatività stessa della Società.
Come si sarebbe arrivati a questo punto? Secondo Letterio D’Amico e Sebastiano Bonafede, segretari provinciali di Fit Cisl, l’origine della crisi risiederebbe in un trasferimento di fondi all’Azienda inferiore a quello necessario per assicurarne il funzionamento: in ATM sarebbe stato versato solo 1 milione di euro anziché i 2,8 che le spetterebbero mensilmente.
«L’Azienda – hanno spiegato D’Amico e Bonafede – si è trovata a dover pagare, nel mese di novembre, 5,2 milioni di euro per la rottamazione delle cartelle esattoriali e per il pagamento dei pignoramenti relativi alla precedente gestione ed inerenti la manutenzione della linea tranviaria. Nonostante, non più tardi di un mese fa, il sindaco Cateno De Luca avesse dichiarato che i conti di ATM non correvano alcun pericolo, oggi ci troviamo con la concreta possibilità che la gestione aziendale si blocchi in maniera catastrofica. Non potranno, infatti, essere pagati gli stipendi del mese di dicembre, né i fornitori strategici di gasolio, manutenzioni ed utenze».
Insomma, il quadro presentato dal sindacato appare preoccupante: se effettivamente la Società non fosse in grado di pagare fornitori, manutenzioni e dipendenti, il blocco del servizio di trasporto pubblico urbano potrebbe diventare realtà.
«L’ATM, da qualche mese, nonostante gli sforzi attuati per la migliore economicità della gestione dell’Azienda – hanno chiarito i segretari provinciali di Fit Cisl – non ha ancora dato quella risposta di qualità che ci aspettavamo considerando che, sinora, non è stato dato alcun seguito alle scelte concordate con le organizzazioni sindacali durante le interminabili discussioni del “Salva Messina”».
«Quello che ci preme, in questo momento – hanno concluso D’Amico e Bonafede – è che alla città sia assicurato un servizio all’altezza e che i lavoratori non debbano subire lo spettro di quello che accadeva con regolarità fino a cinque anni fa: stipendi saltati, famiglie in difficoltà, incertezze sul futuro. Risposte a domande che devono arrivare il più presto possibile».
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