Serata concitata quella dell’11 marzo per Messina e per tutta Italia. Nel giro di un paio d’ore sono stati annunciati e firmati un nuovo decreto del presidente Giuseppe Conte e un’ordinanza del sindaco Cateno De Luca. Entrambi i documenti contengono nuove misure per il contenimento del coronavirus, ma in diversi casi appaiono in netto contrasto tra di loro.
Più restrittivo appare, infatti, il testo firmato dal sindaco di Messina che, in poche parole, blinda la città dello Stretto chiudendo tutti i negozi a esclusione delle farmacie e e di quelli che vendono generi alimentari e sospende la gran parte delle attività d’impresa, degli studi professionali, anche quelli medici. Il decreto dell’11 marzo del premier Giuseppe Conte, invece, lascia aperte diverse attività che il primo cittadino vorrebbe chiudere.
Il decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri è già entrato in vigore dalla mezzanotte di oggi, giovedì 12 marzo, mentre l’ordinanza sindacale sarà, per così dire, attiva, solo a partire da domani, venerdì 13 marzo, sebbene sia già stata pubblicata sull’Albo pretorio del Comune di Messina.
Ma in cosa differiscono i due documenti?
Differenze tra il decreto del premier Conte e l’ordinanza De Luca
In sostanza, il decreto firmato dal Presidente del Consiglio dei Ministri, Giuseppe Conte, e l’ordinanza del sindaco di Messina Cateno De Luca hanno lo stesso obiettivo: contenere la diffusione del coronavirus. Entrambi prevedono misure più restrittive rispetto ai dcpm varati in questi giorni, ma con delle differenze.
Innanzitutto, l’elenco dei negozi che restano aperti in Italia per volere del Governo nazionale è molto più ampio rispetto a quello stilato dal Sindaco per la città di Messina. Oltre ai negozi che vendono generi di prima necessità, infatti, Conte lascia aperti gli esercizi commerciali in cui è possibile acquistare prodotti di elettronica, le edicole, i tabacchi, le ferramenta, le lavanderie, e così via. In sostanza, tutti quegli esercizi che offrono alle persone beni utili. Se, per esempio, si rompe il frigorifero, è possibile andare a farlo comprarne un altro (l’elenco completo è disponibile a questo link)
Il sindaco Cateno De Luca, invece, lascia aperti esclusivamente i negozi che vendono prodotti alimentari (i supermercati e i mercati) le farmacie e le parafarmacie. Il primo cittadino, inoltre, ha disposto la chiusura al pubblico di banche e poste, con la garanzia dei soli servizi essenziali tramite macchinari come i postamat e tutto ciò che si può fare “a porte chiuse”; mentre il decreto Conte lascia queste attività aperte.
Altro punto di distacco riguarda gli studi medici. De Luca chiude studi e ambulatori medici, diagnostici, di analisi cliniche, estetici, con esclusione degli studi dei medici di famiglia e di pediatri di famiglia (“fatte salve comprovate esigenze ed urgenze”). Stesso discorso, compresa l’eccezione in caso di urgenza, per le cliniche veterinarie. Il decreto Conte, in realtà, non va nello specifico per quel che riguarda questa attività.
Sarebbero chiuse, a Messina, secondo l’ordinanza sindacale, anche le imprese che non prestino attività di pronto intervento o che non forniscano servizi essenziali. Per il decreto Conte, invece, l’attività professionale e d’impresa non si ferma, ma viene limitata per consentire il mantenimento delle misure di sicurezza con strumenti quali lo smart work (il lavoro da casa) o l’uso delle ferie per ridurre il numero di dipendenti attivi e presenti.
Cosa succederà domani a Messina?
Viste le principali differenza tra il decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri (dpcm), Giuseppe Conte, e l’ordinanza per Messina del sindaco Cateno De Luca, resta da capire cosa succederà domani. A oggi è entrato in vigore solo il dpcm, quindi nella città dello Stretto le misure attuate sono le stesse che nel resto d’Italia, ma da domani, venerdì 13 marzo alle 21.00 dovrebbe entrare in vigore anche il testo firmato dal primo cittadino.
Ora, secondo quanto affermato ieri in diretta Facebook dal sindaco Cateno De Luca «siamo e rimaniamo la massima autorità locale anche in materia di sanità». Citando l’articolo 35 del decreto legislativo 53 il primo cittadino ha aggiunto che, sì, «l’articolo chiarisce che nessun sindaco può fare ordinanze che vanno in contrasto ai provvedimenti nazionali» ma che il testo da lui firmato non andrebbe in contrasto con il precedente decreto del presidente del Consiglio dei Ministri. Oggi però le disposizioni da Roma sono cambiate e, materialmente, i due provvedimenti appaiono in contrasto su diversi punti.
Il sindaco Cateno De Luca ha annunciato ieri sui social che stasera ci sarà una nuova diretta Facebook alle 19.00 e ha commentato che «il Presidente del Consiglio dei Ministri ha accolto il nostro grido di dolore». Non resta che vedere se il primo cittadino intenda revocare la propria ordinanza, in ragione delle nuove disposizioni, o tentare di andare avanti, col rischio che, comunque, il provvedimento venga impugnato e dichiarato (ma successivamente) non valido perché in contrasto con il decreto. D’altra parte, però, il sindaco ha ripetuto più volte di avere autorità per quel che riguarda la sanità sulla base del Testo Unico degli Enti Locali.
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Perché i tabaccai devono lavorare!!! Non vendiamo generi di prima necessità! È un controsenso stare aperti ! Se devono aprire i supermercati e le farmacie, perché anche noi tabaccai dobbiamo aprire??Vergogna