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Coronavirus. Musumeci: «Serve rigore, preoccupano Messina, Catania e Palermo»

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Aumentano i contagi da coronavirus in Sicilia e a preoccupare maggiormente il presidente della Regione, Nello Musumeci, sono le aree urbane di Messina, Palermo e Catania. Lo ha dichiarato in una recente intervista, durante la quale ha sottolineato: «Serve maggiore rigore, paghiamo l’indisciplina collettiva del periodo festivo».

Soddisfatto per l’andamento della campagna di vaccini in Sicilia, giunta oggi all’80% di questa prima fase inaugurata il 27 dicembre 2020, Nello Musumeci non sembra avere dubbi: in Regione serve maggiore rigore. «Abbiamo già chiesto al Governo di adottare la zona arancione perché eravamo in bilico tra quella e quella gialla. Oggi serve rigore».

«La zona arancione – ha aggiunto – non ci basta. Abbiamo quindi adottato ulteriori misure restrittive e dichiarato 10 zone rosse.  Non escludiamo di dichiararne altre, ma crediamo che l’allarme arrivi essenzialmente dalle tre aree urbane, Palermo, Catania e Messina. È lì che dobbiamo concentrare in particolare la nostra attenzione. Cosa che faremo».

Adesso, ha proseguito: «È il momento di tenere dritta la barra, perché si rischia di vanificare quanto fatto nello scorso anno e si rischia di far saltare l’aspettativa legata alla campagna di vaccinazione. Siamo passati in Sicilia da una situazione in parte rasserenante a momenti di obiettiva difficoltà. C’è stata una recrudescenza del fenomeno a causa dell’indisciplina collettiva nel periodo festivo. Continueremo a pagarne le conseguenze nei prossimi dieci giorni. Ieri abbiamo avuto oltre 1.900 nuovi contagi e tutto questo, a parte i decessi che sono sempre una sconfitta, mette in allarme».

Per il resto, il presidente della Regione Siciliana, Nello Musumeci, rimanda alle misure previste nel prossimo Dpcm e ai «parametri che arriveranno da Roma», sottolineando che, oltre al rigore per il contenimento del contagio, servono misure di sostegno economico per gli imprenditori e i lavoratori, in questo momento di grande difficoltà. Da lunedì, inoltre, in base all’andamento dell’epidemia covid-19, si deciderà cosa fare per quel che riguarda la scuola.

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