Il Premier Giuseppe Conte chiede scusa a nome del Governo a tutti gli italiani che non hanno ancora ricevuto gli aiuti economici annunciati nelle scorse settimane e pensato proprio per dare sostegno alle famiglie e ai lavoratori in difficoltà durante l’emergenza coronavirus. Lo fa con un lungo post su Facebook, in cui racconta di aver letto le tante lettere inviate in questi giorni da tanti italiani preoccupati per le sorti delle loro attività, soprattutto dopo le dichiarazioni sulla Fase 2 rilasciate nell’ultima conferenza stampa.
«Il mondo del lavoro è messo a dura prova – scrive Giuseppe Conte. Tanti vivono con ansia e preoccupazione questa emergenza, fra attività chiuse e prospettive di lavoro a rischio. Ho letto alcune vostre lettere, ho provato a vestire i vostri panni e ne ho avvertito tutto il peso.
Lo Stato, così come tutti i lavoratori, non ha mai trovato di fronte a sé una minaccia sanitaria ed economica come questa. Negli ultimi 50 giorni abbiamo dovuto mettere in campo uno sforzo economico pari a quello di intere manovre di bilancio realizzate nell’arco di 2 o 3 anni. Tanti hanno ricevuto un sostegno, altri lo riceveranno nei prossimi giorni. Abbiamo lavorato al massimo per far ripartire a pieno regime il motore dello Stato, perché questo poderoso sostegno pubblico si concretizzasse in pochi giorni: ci sono stati e ancora continuano alcuni ritardi nelle somme da erogare, come pure complicata si sta rivelando la partita dei finanziamenti.
Chiedo scusa a nome del Governo, e vi assicuro che continueremo a pressare perché i pagamenti e i finanziamenti si completino al più presto».
Poi l’annuncio di nuovi aiuti, ancora più concreti e, si spera, rapidi, agli italiani.
«È ai dettagli un nuovo provvedimento con aiuti e misure per la ripartenza economica che saranno più pesanti, più rapidi, più diretti.
Non farò finta di non sentire i vostri consigli, le vostre sollecitazioni, la vostra rabbia, la vostra angoscia. Non cadono nel vuoto, non sono parole al vento. Sono piuttosto il vento che spinge più forte l’azione del Governo».
(350)