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Contratto Orchestrali del Teatro Vittorio Emanuele. Gioveni: «Il Sindaco cosa intende fare?»

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Dal 27 marzo, secondo il Dpcm del 2 marzo 2021, anche i teatri – dopo un anno di stop – potranno riaprire nelle zone gialle (tra cui la Sicilia), con una capienza ridotta del 25%. C’è però una questione ancora aperta, quella degli orchestrali del Teatro Vittorio Emanuele di Messina.

A sollevare nuovamente la vicenda è il capogruppo di Fratelli in Italia in consiglio comunale Libero Gioveni che lo scorso ottobre aveva chiesto al sindaco Cateno De Luca la convocazione di un tavolo permanente per «prendere  finalmente di petto l’annosa vertenza degli orchestrali del Teatro dalla quale non può che passare il futuro della cultura nella nostra città».

Il futuro della cultura di Messina

Foto dell'orchestra del Teatro Vittorio Emanuele di MessinaPer Libero Gioveni la questione dei contratti di lavoro degli orchestrali del Teatro Vittorio Emanuele di Messina deve essere risolta con un atto di indirizzo da parte dell’Amministrazione cittadina ben preciso.

«Il Consiglio Comunale in questo senso aveva già fatto la sua parte – scrive Gioveni – perché dopo un’audizione degli orchestrali nella seduta del 12 febbraio 2020 della Commissione Cultura dalla quale ne è nato un preciso atto di indirizzo, quest’ultimo poi era stato approvato dal Civico Consesso nella seduta del 29 giugno 2020.

Ad oggi però – prosegue il consigliere – a distanza di 1 anno da quell’audizione e nonostante avessimo rappresentato nell’atto di indirizzo il lento declino di un’orchestra i cui componenti ben che vada vengono utilizzati occasionalmente e sporadicamente (per circa 30 giornate in un intero anno) con contratti di collaborazione che ne mortificano la professionalità, non abbiamo ancora registrato una volontà chiara del Sindaco di ciò che intenda fare, per la parte di sua competenza, del Vittorio Emanuele e della sua orchestra.

Se si pensa, per esempio – insiste l’esponente di FdI – che la città di Messina è in queste condizioni al cospetto invece di Palermo che dispone di ben tre orchestre stabili e un coro lirico e la vicinissima Catania con il suo “Bellini” ha in dotazione 78 orchestrali e 54 coristi, non si può non giudicare inaccettabile una simile condizione di abbandono e di totale disinteresse nei confronti del Teatro e dell’espressione musicale che esso dovrebbe costantemente garantire e offrire alla città».

Cosa chiede Libero Gioveni

Il consigliere Giovani chiede quindi di valutare le diverse alternative che sono state pensate negli anni. «Fra queste – scrive ancora Gioveni – per esempio la costituzione di una possibile Fondazione o tante altre legate certamente anche all’ottenimento di maggiori risorse rispetto ai soli 2 milioni e 800 mila euro annuali».

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