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Come i siciliani hanno cambiato la cucina americana: ce lo racconta Attilio Borda Bossana

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Dal cannolo all’arancino, la lista dei piatti siciliani che hanno invaso le tradizioni culinarie straniere è piuttosto lunga. Negli Stati Uniti in particolare, “melting pot” di culture ed etnie diverse, l’influenza siciliana è tangibile non soltanto a livello demografico (sono più di 17 milioni i cittadini statunitensi di origine italiana), ma soprattutto nella cucina americana, come sostiene Attilio Borda Bossana nel suo ultimo libro “Il Cibo Italiano negli Stati Uniti – La rivisitazione dei piatti siciliani più noti”.

Il cibo è una delle massime espressioni di un popolo e gli italiani che emigrarono alla volta dell’America, pur lasciandosi dietro i loro affetti, portarono con loro l’unica cosa che gli ricordava casa: la tradizione culinaria. A permetterne l’introduzione negli USA fu, argomenta Borda Bossana, un connubio di diverse contaminazioni povere e genuine, proveniente da una radice comune, ovvero quel fenomeno migratorio senza precedenti.

L’opera è stata pubblicata dalla Delegazione di Messina dell’Accademia Italiana della Cucina (AIC) durante la settimana mondiale della cucina italiana dal 22 al 28 novembre. A partecipare alla presentazione insieme all’autore, presso la Sala dell’Accademia Peloritana dei Pericolanti, Fortunato Celi Zullo (consulente dei mercati negli Stati Uniti e direttore ICE di Los Angeles, New York e Londra), Paolo Sabella (segretario generale della Camera di Commerci odi Messina) e Vittorio Sartorio, coordinatore territoriale Sicilia Orientale dell’AIC.

L’assessore alla Cultura Enzo Caruso, presente a nome dell’amministrazione comunale, nel porgere i saluti del Comune ha ribadito l’importante contributo dei migranti messinesi negli Stati Uniti, ricordando come spesso purtroppo nell’analisi della Grande Emigrazione venga dimenticato l’apporto che gli italiani hanno dato alla cultura alimentare del Paese, gettando le basi della cucina italo-americana.

«La cucina italiana, come le altre – spiega l’autore – è un importante bene culturale immateriale, diffuso da tutti e tra tutti quelli che la praticano la consumano e la apprezzano che giustifica quindi, il gastronomico, l’odepòrico del cibo italiano negli Stati Uniti, usando proprio una parola rara e in disuso, che invita con il suo suono largo, all’esplorazione tra i piatti della cucina italo-americana».

Ma qual è lo scopo di questo libro? Si tratta, aggiunge Borda Bossana, di «un contributo per ‘decifrare la lingua’ di quella stagione, riviverne l’atmosfera e aiutare a capire la valenza del rapporto tra cibo e migranti», ma anche «approfondire l’evoluzione e gli sviluppi della cucina italiana e siciliana in particolare, negli Stati Uniti».

«Una maniera – conclude – per rivalutare un fattore irrinunciabile della memoria, riannodandone i fili anche con Messina, città in cui l’Accademia italiana della Cucina ha svolto e continua a sviluppare, il ruolo di ‘istituzione culturale’ per salvaguardare, insieme alle tradizioni della cucina italiana, la cultura della civiltà della tavola».

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