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C’era una volta Messina: il Porto, l’antica falce tra storia e mito

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Il Porto di Messina e la zona falcata oggi, tra passato e futuro

Ma, al di là di ciò che è stato e non c’è più, il Porto di Messina e la zona Falcata, oggi, custodiscono ancora tanto dell’antico passato della città, tra bellezza paesaggistica e manufatti umani, fortificazioni e simboli di devozione e spiritualità.

A commentarlo è ancora il prof. Franz Riccobono che elenca tutto ciò che c’è da vedere al di là del cavalcavia e che spesso non conosciamo o diamo per scontato: «Il grande passato del Porto di Messina si può rileggere percorrendone la parte esterna, la cosiddetta zona Falcata, uno spazio urbano escluso per quasi un secolo dalla fruizione pubblica, uno spazio che in maniera cadenzata ricorda un illustre passato: Don Blasco; l’avanzata Cittadella ancora oggi esistente pur se occultata dalle superfetazioni recenti; il rivellino della Real Cittadella; la Porta Carolina; le falsabraghe (muri di cinta bassi, ndr) di Santo Stefano e Santa Teresa; il Bastione poligonale Santo Stefano; la Galleria di congiunzione con il bastione San Diego, al cui centro ancor oggi torreggia l’elegante cavaliere; le gallerie pressoché integre del San Diego lunghe ben 60 metri per lato; la monumentale Porta Grazia impropriamente traslocata negli anni ’60 per dare spazio al poi fallito cantiere Cassaro, ancor oggi incombente con i suoi pontoni di ferro.

E poi ancora, più avanti, la imponente ed elegante lanterna bugnata cinquecentesca del Montorsoli; l’istituto talassografico del CRN in elegante stile Liberty, il casotto del tirassegno di età umbertina ed infine l’imponente ed estesa struttura cinquecentesca del Castello del Santissimo Salvatore con le due porte, la polveriera di forte campana al cui interno si conservano i resti della medievale torre Sant’Anna su cui si sviluppa, come ben sappiamo, la candida stele della cosiddetta Madonnina del Porto».

Oggi la zona Falcata è spesso dimenticata, nonostante il suo fascino insuperabile e l’importanza storica che ricopre, ma diverse iniziative ne dimostrano la vitalità e il potenziale, tra pubblico e privato.

Un esempio  in questo senso, afferma Franz Riccobono, è dato dal lavoro di valorizzazione svolto dalla Marina Militare che «all’interno del Forte Campana ha realizzato ben tre sale espositive museali: la prima riguarda i fari di Sicilia, la seconda la cartografia dell’area dello Stretto, miti e correnti con iconografia che va dal XVI al XIX secolo, la terza si concentra sulla vita del Porto di Messina e gli eroi messinesi della Marina militare.

Fanno ben sperare  – conclude – le recenti iniziative portate avanti dall’Autorità di Sistema Portuale retta dall’ingegnere Mario Mega e in sinergia con la soprintendenza retta dall’architetto Mirella Vinci con cui si è proceduto alla demolizione a alla liberazione di spazi degradati della Real Cittadella. L’impresa è impegnativa ma vale la pena dare decoro e restituire alla fruizione questo spazio urbano fondamentale della città di Messina».

(Foto dell’archivio di Franz Riccobono e Giangabriele Fiorentino)

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