La maggior parte di noi non ha mai vissuto un 15 agosto in cui in occasione della Festa dell’Assunta, la Vara, simbolo religioso di Messina, non abbia fatto la sua sfilata tra le vie della città. Abbiamo visto i tiratori trascinare il carro sotto la pioggia battente e sotto il sole cocente, e nessuno di noi avrebbe mai pensato potesse esserci un Ferragosto senza la sua suggestiva Processione che ogni anno fa scendere in strada migliaia di persone. Eppure quest’anno è successo. A causa del coronavirus, la “Vara immota manet”, la Vara resta ferma.
A raccontarci delle rare volte in cui la Vara è rimasta immobile è ancora una volta il professor Franz Riccobono, che ci accompagna in una riflessione sul significato e l’importanza della manifestazione per la città: «Nel corso della storia – spiega – ci furono varie occasioni in cui la Processione venne sospesa. Chiaramente durante le guerre, a seguito di terremoti, di catastrofi naturali, alluvioni, o epidemie, come quella di peste e di colera, la Vara rimase ferma. Il fatto che la manifestazione non si svolga è una sorta di cartina di tornasole sul tenore di vita e sul benessere della città. Se le cose vanno bene l’Assunta viene festeggiata in gran pompa, altrimenti no».
Le “grandi occasioni” della Vara
Più volte, in occasione delle celebrazioni dell’Assunta furono realizzate opere di grande valore per la città e i suoi abitanti: «Non dimentichiamo – rammenta Riccobono – che in occasione della secolare ricorrenza dell’ambasceria dei messinesi alla Vergine, nel 1642, vennero realizzate le fontane dei Quattro Cavallucci. Nel 1842 furono invitati a Messina il sovrano e l’intera famiglia reale che parteciparono alle Feste ed in quell’occasione fu presentata ai cittadini la Fontana Ottagona, del Falconieri, che oggi si trova all’apice di via Sant’Agostino (e che in origine venne posta al completamento settentrionale della via Ferdinanda)».
Tutte le volte in cui la Vara di Messina è rimasta ferma
In alcuni casi, però, nei momenti in cui la città di Messina (ma non solo) si è trovata ad affrontare sfide troppo grandi, la Vara si è fermata: «Guerre e terremoti sono eventi inoppugnabili – spiega il professor Franz Riccobono –, chiaramente non è possibile fare la Processione sotto i bombardamenti. Per esempio durante il secondo conflitto mondiale la Vara è rimasta ferma. Allo stesso modo, non è pensabile fare una manifestazione del genere durante un’epidemia. Basti pensare alla peste del 1743 che, quasi debellata, ha ripreso a circolare tra la popolazione proprio a causa di una processione religiosa».
La Vara si è quindi fermata a causa di guerre e rivolte. Durante la rivolta antispagnola del 1674-78, la Processione non c’è stata e lo stesso è accaduto per la seconda guerra mondiale, così come a seguito del terremoto del 1743 e del sisma del 1908.
«Un caso diverso – racconta Franz Riccobono – è quello degli anni successivi all’Unità d’Italia, dal 1861, quando il governo piemontese ha vietato la Processione per motivi di ordine pubblico, temendo che il popolo potesse approfittare dell’occasione per ribellarsi».
La tradizione verrà ripresa poi sul finire dell’800, ma mutando radicalmente. Come si ricorderà, fino ad allora i personaggi presenti sul carro votivo erano interpretati da persone in carne e ossa, tra cui diversi bambini: «Ma la fase di stati post-unitaria – ricorda Riccobono – ha comportato una mutazione genetica della Vara, che d’ora in avanti sarà occupata da statue e non più da personaggi viventi». Nel giro di pochi anni, una nuova interruzione, causata dal terremoto del 1908, durata fino alle “Feste della Rinascita” del 1926 in cui la machina e i Giganti, Mata e Grifone, tornarono ad attraversare la città. Per l’occasione, la Vara fu rifatta per poi essere sospesa nuovamente durante la Seconda Guerra Mondiale.
E oggi, nel 2020, la “Vara immota manet”, la Vara resta ferma a causa dell’epidemia coronavirus.
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