Sembra che le ex province della Sicilia possano finalmente tirare un sospiro di sollievo: la Regione ha stanziato 53,7 milioni di euro per le città metropolitane di Messina, Catania e Palermo, e 47,3 milioni di euro per i liberi consorzi dell’Isola. Più 1 milione di euro, circa, per la progettazione di opere pubbliche.
Un totale di circa 102 milioni di euro che rappresentano, nelle parole del vicepresidente della Regione e assessore all’Economia, Gaetano Armao, «un primo e consistente aiuto per le ex Province» reso possibile grazie alla tempestiva approvazione della legge di stabilità.
Ma si tratta, appunto, di un “primo aiuto” perché, come ha spiegato l’assessore alle Autonomie locali, Bernadette Grasso, «a causa del prelievo forzoso operato dallo Stato, tali somme non sono sufficienti a coprire la totalità delle funzioni che gli enti sono chiamati a gestire».
I fondi stanziati serviranno alle ex province per le normali spese di funzionamento degli enti stessi e sono stati suddivisi in base a quattro criteri oggettivi stabiliti dalla Conferenza Regione delle Autonomie locali: popolazione, sezioni scuole, superficie territoriale e chilometri di strade.
Per quel che riguarda la spartizione di 1 milione di euro per la progettazione delle opere pubbliche, si procederà come segue: 531 mila euro andranno alle Città Metropolitane di Messina, Catania e Palermo; 468 mila euro saranno, invece, destinati ai Liberi Consorzi comunali, ovvero Agrigento, Caltanissetta, Enna, Ragusa, Siracusa e Trapani.
«Con la legge di stabilità – ha chiarito l’assessore alle Autonomie locali, Bernadette Grasso – abbiamo stanziato ed erogheremo nei prossimi giorni le risorse previste in bilancio, affinché le ex Province possano assolvere le funzioni basilari loro assegnate, fra le quali rientra anche la gestione delle utenze per le scuole di secondo grado».
«Il Governo Musumeci – ha concluso – ha stanziato il massimo delle risorse disponibili ed è costantemente impegnato in una trattativa con lo Stato per ottenere i necessari trasferimenti dal Governo centrale e per consentire alle ex Province di chiudere i bilanci».
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