Secondo Capitale Messina, se l’ATM (Azienda Trasporti di Messina) fosse una società privata, dovrebbe dichiarare fallimento. Questo il risultato dell’analisi resa pubblica nelle scorse ore dall’associazione e curata da Paolo Bitto e Gianfranco Salmeri che prendono in esame i bilanci della partecipata, con particolare riferimento all’anno 2016.
«Di fronte alla generale insoddisfazione dei messinesi nei riguardi della gestione dei servizi cittadini – commenta Capitale Messina – la Giunta comunale oppone come esempio di buona amministrazione l’azienda del pubblico trasporto cittadino».
«Ma è veramente cosi?» si sono chiesti i membri dell’associazione. L’Azienda Trasporti di Messina è veramente un esempio di buona gestione? Per rispondere a questa domanda, l’associazione politica nata nel 2015 ha esaminato il bilancio 2016 dell’ATM, pubblicato a Marzo 2018: «Dall’analisi del documento contabile – dichiara – si comprende che l’ATM non è l’azienda modello che l’Amministrazione Accorinti vorrebbe raccontare».
Ecco i risultati dell’analisi condotta da Capitale Messina suddivisa in tre sezioni: utile di esercizio; situazione debitoria; situazione creditoria.
Utile di esercizio
Secondo Capitale Messina, l’utile dichiarato per l’anno 2016 di 128.779 euro altro non sarebbe che: «Una perdita occultata da sopravvenienze attive pari a 5.355.608 euro, delle quali 4.700.000 euro derivano dalla rinuncia di un credito da parte del Comune di Messina».
Inoltre, continua, il riscontrato aumento dell’incasso proveniente dalla vendita di gratta e sosta (+177.512 euro) e di biglietti per tram e autobus (+512.422 euro), non sarebbe una grande conquista in vista dell’aumento del costo del personale. Aumento di 1.269.868 euro riscontrato nonostante la diminuzione delle unità rispetto al 2015.
Prendendo in considerazione il costo medio pro capite per dipendente, l’analisi segnala un passaggio dai 36.759 euro del 2012 ai 37.748 del 2015 ai 41.662 del 2016. All’interno del documento di bilancio è presente una nota integrativa, utile a spiegare il dato ma, precisa Capitale Messina: «Anche depurando il dato del costo del personale di 1.269.868 euro, come suggerito dalla nota integrativa, il costo pro capite sarebbe di 39.252 euro». Quindi, in ogni caso, superiore al bilancio precedente.
«Si valuti – conclude Capitale Messina – che siamo in presenza di un’azienda con un patrimonio netto negativo di 31.916.291 euro, o di 36.487.512 euro, se non si considera la rinuncia del credito da parte del Comune di Messina».
Situazione debitoria
Su questo frangente, l’analisi curata da Bitto e Salmeri evidenzia un aumento del debito rispetto al 2015 di 10.712.725 euro. Tale aumento avrebbe riguardato debiti nei confronti dei fornitori (+2.317.272 euro), per tributi (+2.974.875 euro), per contributi previdenziali (+3.914.762 euro) e nei confronti di altri soggetti (+1.505.816 euro).
«Tale posizione debitoria – commenta l’Associazione – ha comportato un costo solo per interessi passivi di 1.500.000 euro, e riteniamo non siano state considerate le sanzioni per il ritardato pagamento».
La posizione debitoria complessiva sarebbe, in sostanza, pari a 66.127.440 euro, escludendo il debito nei confronti del Comune.
Situazione creditoria
A tale situazione debitoria si contrappone una situazione creditoria pari a 34.006.151 euro che Capitale Messina definisce “precaria e poco chiara”: «La nota integrativa su tale punto – dichiara – è palesemente e gravemente carente di informazioni».
«Sono presenti una serie di crediti nei riguardi di Comune, Regione e Stato, la cui possibilità di riscossione è di difficile comprensione – commenta l’associazione – anche se vengono inseriti quasi tutti tra i crediti scadenti entro l’esercizio successivo, cioè il 2017».
«Considerato che siamo ad aprile del 2018 – conclude – sarebbe interessante comprendere se siano stati effettivamente riscossi. Se così non fosse, si tratterebbe di una palese falsità».
In sostanza, dichiara Capitale Messina in merito al bilancio ATM del 2016: «Non è tutto oro ciò che luccica».
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