«Da Milazzo a Tusa non vi sono reparti di urologia, né presidi d’urgenza o prevenzione» Ad affermarlo è Mimmo Mòllica, coordinatore provinciale del Movimento per l’Indipendenza della Sicilia. Tutta la provincia, ovviamente, risente di questa mancanza, infatti, non rimane che rivolgersi al Policlinico o al Papardo: il primo dispone di 12 posti letto, il secondo di 14 posti letto di ricovero ordinario e di 2 per il day hospital. Tirando le somme, meno di 30 posti letto complessivamente per una provincia di 108 comuni. «Potremmo dissacrare dicendo che ‘non sono più le prostate di una volta’ — dice Mollica —ma, in effetti, la carenza sembra essere preoccupante ed eccessiva. L’urologia — infatti — nella provincia di Messina rischia d’essere una illustre sconosciuta, considerato che gli ospedali di Milazzo, Barcellona, Patti e Sant’Agata di Militello non dispongono di reparti specializzati e in alcuni casi di un reparto di urologia. Non rimane che rivolgersi agli ospedali di Messina, il Policlinico universitario e il Papardo, che dispongono invece di reparti specializzati». «Nei giorni scorsi —considera coordinatore provinciale del Movimento per l’Indipendenza della Sicilia — il professor Umberto Veronesi a Palermo, per presentare la delegazione palermitana della Fondazione “Umberto Veronesi”, coordinata dal prof. Vittorio Gebbia, direttore dell”unità operativa di Oncologia Medica e docente di Oncologia Medica presso l’Università di Palermo, ha affermato: “Servirà per bloccare i viaggi della speranza, migliorare la qualità delle cure e della diagnosi, ma soprattutto a far tornare in Sicilia tanti bravi medici costretti a lavorare nei centri di eccellenza del Nord per carenza di strutture specializzate”». «Se l’incidenza di ipertrofia prostatica o peggio di cancro alla prostata — conclude Mòllica — è elevata pure in provincia di Messina, altrettanto congrua non è la distribuzione dei reparti negli ospedali di Messina e provincia. E così stando le cose i viaggi della speranza non possono dirsi così ‘scongiurati’ per chi voglia prevenire o curarsi. Né sembra spianata la strada al rientro “in Sicilia dei tanti bravi medici costretti a lavorare nei centri di eccellenza del Nord per carenza di strutture specializzate”».
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