La “questione” acqua, a Messina, tiene banco da due settimane. Tanti gli interventi delle associazioni che tutelano i consumatori in questo frangente di emergenza per la popolazione messinese.
Mentre venerdì Crocetta è tornato nella città peloritana promettendo un milione di euro (oltre ai due stanziati da Roma) per interventi che fronteggino la “medievale” gestione delle risorse idriche, nell’occhio del ciclone continua ad esserci anche l’Amam, che – secondo il Codacons – non ha fatto abbastanza per assicurare in tempi accettabili un decente ripristino del servizio.
Sulla vicenda è intervenuto Francesco Tanasi (segretario nazionale del Codacons), che invoca l’intervento della magistrature per chiarire le responsabilità dell’accaduto, domandadso perchè il Presidente del Consiglio Renzi “in piena emergenza non venga in Sicilia per rendersi conto della gravità della situazione attuale e di quanto accaduto”.
I cittadini vogliono capire perchè i tubi si rompono continuamente – aggiunge il messinese Antonio Cardile (vice presidente regionale del Codacons) – “Siamo in presenza di manovre sbagliate? Dell’utilizzo di materiale scadente? O di errori umani nella collocazione o manutenzione di tubazoni ed impianti?”.
Secondo i due esponenti del Codacons, Tanasi e Cardile, non basta dire, come fatto da Crocetta, che la Regione sta seguendo “una situazione disastrosa della distribuzione idrica dell’acqua, che si basa su un sistema arcaico”, ma occorre che anche la Regione siciliana riconosca che le proprie responsabilità in materia ambientale e di cura del territorio.
Per questo Tanasi chiede le dimissioni sia di Crocetta che dei vertici dell’Amam.
L’azienda idrica messinese, secondo Cardile, inoltre non rammenta che nei primi 4-5 giorni giorni dell’emergenza, mentre i cittadini affrontavano serissimi problemi, l’Amam dichiarava che la situazione era sotto controllo, “finchè non è stato, di fatto, commissariata prima dalla Prefettura ed ora dalla Protezione Civile. L’emergenza è stata gestita male – aggiunge Cardile – e i governi nazionale e regionale hanno compreso la gravità di quanto accadeva a Messina solo dalla “rivolta” innescata dai social network”.
Il Codacons, che con l’Unione Nazionale Consumatori sostiene anche l’iniziativa di una “vera” class action di tutti i cittadini messinese per far piena luce sulla vicenda e per chiedere i danni subiti dalla collettività (ed a tal fine un apposito sportello è stato istituito presso la sede di Messina in Via San Filippo Bianchi n. 48), invoca anche un sollecito intervento della magistratura a seguito della denunzia – già proposta alla Procura della Repubblica di Messina – con cui ha chiesto di accertare se vi sia stata una mancata adozione di idonei provvedimenti “aggravata dalla estensione del territorio colpito” e dal “protrarsi di una situazione di gravità inaudita”.
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