Negli ospedali di Messina ci sono 35 medici obiettori di coscienza su 36. Una donna che decida di abortire in una delle strutture pubbliche della città avrà quindi grandi difficoltà a trovare un medico disposto a effettuare la procedura. A denunciare questa situazione è il deputato dell’ARS Antonio De Luca, del Movimento 5 Stelle che dipinge uno «scenario allarmante».
Carte alla mano, spiega il deputato dell’Assemblea dopo aver esaminato gli atti forniti dalle aziende ospedaliere, la situazione è la seguente: all’ospedale Papardo, l’unico dirigente medico non obiettore è andato in pensione proprio quest’anno; al Policlinico “G. Martino” c’è un solo medico non obiettore su 23. L’Irccs – Piemonte non ha al suo interno un reparto di ginecologia e ostetricia, quindi non rientra in questa lista. «In pratica – sottolinea De Luca – nelle strutture pubbliche di Messina, una città con circa 230mila abitanti, c’è solo un medico non obiettore su 36».
Il problema, secondo il deputato, non è legato a questioni etico/religiose, quanto in realtà a una carenza di personale che riguarda entrambe le strutture: «La ristrettezza del numero di medici presenti nelle strutture – spiega –, diminuiti rispetto al passato, ha determinato un carico di lavoro maggiore su chi non è obiettore, considerando che il numero degli aborti è rimasto costante, con relative conseguenze sulla crescita professionale dei singoli professionisti, costretti gioco forza ad affrontare un numero sempre maggiore di interruzioni di gravidanza. Ciò rallenta di molto, se non addirittura impedisce, la crescita professionale del medico non obiettore, che si ritrova a dover praticare quasi esclusivamente aborti».
Qual è la soluzione al problema? Secondo Antonio De Luca occorrerebbe istituire un albo regionale che comprenda al suo interno i medici del settore per poter capire quanti in ogni singolo ospedale siano i medici obiettori di coscienza e quanti, in modo tale da avere un quadro complessivo della situazione e potere così sopperire alle carenze delle diverse strutture. In questo modo si potrebbe garantire alle donne di Messina (e non solo) l’accesso al diritto a scegliere l’aborto, stabilito dalla legge 194 del 1978.
Nella provincia di Messina, chiarisce il Deputato del M5S, la situazione comunque è migliore: in base ai dati forniti dall’ASP, a Milazzo c’è un non obiettore su 10, mentre a San’Agata sono 3 su 8, a Taormina 3 su 10 e a Patti 2 su 10.
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