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Tinaglia, un “mastino” che cerca più verità.

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alessandro tinaglia 2Eccoci al secondo appuntamento con le interviste di Antonio Caffo ai candidati a sindaco della nostra città. Stavolta, a raccontarsi come uomo e non come politico è Alessandro Tinaglia, candidato di Reset.

 

 

  

Cominciamo dalla fine, quando Alessandro Tinaglia ci lascia con uno slogan che sostiene sia il suo: “Il più bravo non è quello che ha l’idea migliore ma quello che la sa riconoscere”. La sua idea è fare buona politica con metodo, confronti e programmi. A 32 anni andava in giro in un camper, per la campagna elettorale di Antonio Saitta. Era il 2003 e aveva coordinato la comunicazione di Vince Messina che Buzzanca spense alle urne. Aveva creato con Saitta e gli altri compagni di viaggio una civica che stava per compiere un passo storico. Poi l’addio a quell’avventura. Non certo per colpa sua. Oggi è lui il candidato sindaco, ma non del centrosinistra, come dieci anni fa quando organizzava progetti e incontri di una coalizione che cercava di venire fuori dopo cinque anni di governo di centrodestra e un sindaco burocrate come Salvatore Leonardi. A Reset ha anche trovato l’amore insieme all’obiettivo politico. Tinaglia, architetto, dopo 42 anni di vita è anche aspirante sindaco. Ma chi è l’uomo? Che cosa immagina e cosa pensa a parte la politica. Ha la risposta pronta ma non sembra è un secchione, capisce quando fermarsi, è volitivo e non rassegnato. Ci accoglie al “Black Out”, il quartier generale di fronte la chiesa Santa Maria Alemanna. Arriva puntuale insieme alla collega bionda affiliata al gruppo, che ascolta tutto l'”interrogatorio”, e un cagnolino al guinzaglio a farci compagnia. Camicia azzurra, jeans e scarpe bianche da tennis e l’iphone con il simbolo dell’associazione in home. Telefonino che gira e rigira tra le mani come un giochino e per tutto il tempo.

 

 Tinaglia, le piace vivere a Messina? 

“Mi piace vivere a Messina ma la voglio cambiare, altrimenti sarei già andato via da tempo”.

 

 Allora non le piace? Ci vive per forza di cose?

 

“Il mio lavoro si rivolge soprattutto ai privati e questo è il momento peggiore se penso all’attività professionale. Messina mi piace ma è arrivato il momento di cambiare le cose. Sono andati via in tanti, soprattutto meritevoli e competenti. Continuiamo così, secondo lei?”.

 

La città più bella al mondo?

 “Non posso rispondere in assoluto. Ci sono interventi ottimi in alcune città come la Barcellona di Bohigas per le Olimpiadi del 1992. Diciamo che c’è un parco d’interventi, ma non c’è una città al mondo sulle altre”

 

Reset è anche un progetto di città? 

“Reset è il progetto più grande della mia vita. Lo sa che siamo già un caso nazionale di studio sociale. E’ già un modello, per come abbiamo lavorato e fatto analisi delle cose da fare”

 

 Le piace il messinese tipo, quello focaccia e auto in doppia fila?

 “Il messinese tipo è ospitale, disponibile, ma non riesce a liberarsi dalla rassegnazione, si piega alle volontà di pochi. In queste elezioni, finalmente, potranno votare altro”

 

 Dove vive oggi?

“A Provinciale, sono di lì, la mia famiglia è di Provinciale. Ho studiato al Principe di Piemonte, battezzato a Santa Maria di Gesù. Vorrei andare a vivere a Capo Peloro che è un posto magico, sto ore quando posso a Capo Peloro anche senza far nulla” 

 

Sta lavorando?

 “L’attività politica ha paralizzato quella professionale, era ovvio. Devo concentrarmi sull’obiettivo politico adesso, su Reset e il lavoro del gruppo”.

 

Ha Famiglia? 

“Siamo in quattro, ho un fratello di 38 anni, Sergio, che con la compagna e un bimbo sono andati a vivere in Egitto, a Sharm el Sheikh. Sergio lo ha fatto per questioni professionali e mi fa ridere questa storia, perché vive e lavora di turismo quando lo potrebbe fare tranquillamente a Messina, e invece è dovuto andare via. Non sono più disponibile ad ascoltare storie simili. E’ anche per lui la mia candidatura. Non mi rassegno.

 

 Si ritiene bello? 

“Non mi ritengo bello”

 

Non è sposato ma è fidanzato

 “E’ una ragazza di 31 anni, è praticante avvocato…e mi sopporta. Lei è un pezzo di Reset, si chiama Simona. L’associazione ci ha fatto incontrare. Ci siamo conosciuti al Nadir, in uno dei primi incontri dei laboratori e mi disse: “Se tu prendi in giro tutte queste persone…” Io risposi di continuare a lavorare insieme a noi, cominciò tutto in quel momento, poi il mio fascino…”

 

Pensa di diventare padre un giorno?

 “Spero di sì”

 

 E al suo ipotetico figlio cosa direbbe oggi?

 “Direi di inseguire sempre i suoi sogni, un padre deve fare questo”

 

 Di lei si dice che sia un presuntuoso, un ostinato

 “Il mio pregio è anche il mio difetto: l’ostinazione. Ma vi giro la definizione che mi diede Uccio Di Sarcina, che mi chiamò “un mastino napoletano”. Sono come dice lui. Ricordo con tanto affetto Uccio, mi manca”

 

 Da presuntuoso e ostinato cosa la fa arrabbiare?

 “Mi fa incazzare chi non reagisce, chi non si rispetta, chi non sa imporsi”

 

  I mastini napoletani cosa mangiano?

 “Granita caffè con panna e brioches, possibilmente calda”

 

E cosa leggono? 

“Le città invisibili” di Calvino. Ho letto quel libro per la prima volta in Spagna nel 1998 e ancora oggi lo rileggo perché Calvino è riuscito a vedere il vero senso delle città, ciò che non si vede; sono stato a San Sebastian e a Barcellona confrontandomi con studenti di altri Paesi e ho capito che non c’è una sola verità ma che ci sono tanti punti di vista come spiega Calvino, è stato il regalo più grande dei miei genitori quello di mandarmi all’estero a studiare”

 

 E a Messina cosa non riusciamo a vedere?

 “Messina ha migliaia di indigenti. Sono stato tra le mense e ho visto molta gente che conosco e che non mi aspettavo fosse lì. Ci sono pure messinesi in giacca e cravatta. Molti sono separati. Non credevo ci fosse un livello così alto di povertà e ringrazio la Caritas, la comunità di Sant’Egidio e Sant’Antonio che si sostituiscono allo Stato nell’aiuto ai più poveri. Ecco questa è una Messina invisibile, ci trovi quello che non ti aspetti”

 

Il suo rapporto con la Fede?

 “E’ buono. Ho letto un solo libro comprato in autogrill ed era un testo che andava contro l’esistenza di un solo Gesù. Parlava di una storia identica a queella di Gesù, ma era un altro personaggio, vissuto in Egitto. Quando la mia ragazza di allora, che era atea, mi provocò sulla Fede, buttai il libro. Dovevo scegliere chi seguire”

 

Usa corni rossi o altri aggeggi contro la jella?

 “Sono scaramantico ma non uso queste cose. Diciamo che se faccio una cosa e in quel momento succede un fatto positivo, la ripeto”

  

E’ attaccato al denaro?

 “No, i parenti dicono che devo dare più valore ai soldi, io non capisco chi accumula denaro. Io lo spendo. Ha importanza, ma per me non troppa”

 

 Vince una grande somma, cosa fa? 

“Compro subito una casa ai miei genitori, a loro devo tutto. Una parte la giro a mio fratello e una parte la terrei.”

 

 Tinaglia ha dei film conservati con cura? 

“Sono due: “Tre uomini e una gamba”, con i comici Aldo, Giovanni e Giacomo, dove Giovanni esulta come un matto al braccio di ferro con il bambino. Io sono come Giovanni. E poi “Truman Show”, che è un capolavoro, geniale nel modo di raccontare la società. A parte l’interpretazione di Jim Carrey”

  

 C’è una figura sportiva su tutti? 

“Sono amante del calcio, tifo Messina e Juve. Lo sportivo è Sasà Sullo, non lo conosco personalmente, ma credo che esprimendo quella forza d’animo nell’affrontare la malattia sia stato un esempio”

 

 E quella storica? 

“Direi Alessandro Magno. Cavour è stato un grande statista”

 

 Se non facesse l’architetto cosa vorrebbe fare, a parte il sindaco?

“Vorrei insegnare filosofia. Ho avuto due grandi maestri: Padre Pietrasanta e Padre Catalano”

 

 Tra pochi giorni cambierà la sua vita?

“Se farò il sindaco sì. Se farò il consigliere lavorerò poco da architetto. Altrimenti farò l’architetto e continuerò a far politica perché abbiamo raccolto un patrimonio, abbiamo delle proposte, delle idee migliori che abbiamo riconosciuto”.

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