Saro Visicaro, di “Associazione Radicale Leonardo Sciascia”, fa un’analisi diversa della questione che in questi giorni ha acceso un dibattito politico: il ritardo del bando gara per la riqualificazione della cittadella fieristica. Questa la nota di Visicaro:
“Puntuali e ripetitivi arrivano gli annunci e i contro annunci. Sembra uno di quei programmi televisivi dove tutti litigano con tutti. Ma solo a telecamere accese. L’ultimo varietà riguarda il “Bando per la gestione dell’area dell’ex Fiera. Invece di entrare nel merito della questione, nei dettagli, nello specifico ognuno interviene replicando e sparando più lontano. Cosa poi sappiano veramente di tutto ciò i cittadini è facile immaginarlo. Praticamente nulla. Quando l’Ente Fiera è stato costretto a sciogliersi e decine di persone hanno perso il posto di lavoro nessuno si è però scandalizzato. Tutti, politici e non, hanno assecondato la violenza con la quale l’Autorità portuale e il suo comitato di gestione hanno deciso di eliminare un’azienda e un evento storico altamente simbolico per la città di Messina come la Campionaria. Dopo di ciò, per anni, hanno tenuto militarmente chiusa quella ricchezza concedendola soltanto a loro esclusivo piacimento. In attesa di un bando. Nel mentre gli appalti per il recupero della cittadella fieristica si sono moltiplicati e dilatati.
Mentre gli anni scorrevano l’Autorità Portuale decideva (con il silenzio assenso di tutti) che l’ex teatro invece di essere ristrutturato andava demolito e sostituito con un bel cubo di cemento che ospiterà chissà che cosa. Tutti questi passaggi hanno anche significato incarichi, parcelle, etc. Intanto l’amministrazione Accorinti delegava l’ing. De Cola a stendere un bando per la concessione di quello che era stato l’ex Chalet. A prescindere dalla stessa approvazione definitiva del Piano regolatore del porto e, quindi, indipendentemente da cosa in quello spazio si sarebbe deciso di localizzare, di quale destinazione d’uso dare.
Le assurdità e le anomalie di questa città delle quali però nessuno si scandalizza mai. Poi, davanti al disfacimento di ogni bene (dall’ex Margherita, al Tirone, alla Cittadella etc.) arriva sempre qualche mente “illuminata” che reclama investimenti e progetti per la povera città abbandonata. Ognuno si riempie e ci sommerge di implorazioni sulla necessità del confronto, del dialogo, del bene dei e per i cittadini.
Ma a quali cittadini si riferiscono costoro? Ai sudditi, probabilmente, non certo per loro colpa, che non conoscono i fatti. Certo, proporre la riqualificazione di un bene non può che suscitare approvazione. Ma non fare conoscere i dettagli di ogni destinazione è sempre un’operazione truffaldina finalizzata alla inconsapevole accettazione. Quello che non si gradisce è che in una democrazia esistono dei passaggi precisi e ineludibili. Dei comportamenti amministrativi che dovrebbero essere trasparenti e pubblici. Prassi che in questa città non esiste mai. E, meno che mai, con questa amministrazione che, a differenza delle precedenti ha come strategia quella di rimescolare le carte e di confondere i più ingenui. Altro non è che questo l’ultima trovata del sindaco Accorinti che, come un’anima bella, estrae dal cilindro i “dubbi sulla titolarità delle aree dell’ex fiera”. Fuori tempo massimo. Fuori contesto. Fuori da ogni logica. L’unica logica forse è però quella che ancora una volta si agisce come se Messina fosse feudo di qualcuno. Un feudo occupato da “baroni” travestiti da gentlemen e prestigiatori.
Gli strumenti per rendere partecipate le decisioni esistono. Come esistono i passaggi intermedi alle decisioni finali. Stravolgere i processi di programmazione e pianificazione urbanistica del territorio significa soltanto comportarsi come coloro che vogliono favorire intrecci e affari tra politica e zone grigie della finanza”.
(197)