Antonino Cicero e la versatilità del fagotto: «Bisogna credere nei progetti»

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Abbiamo conosciuto Antonino Cicero qualche tempo fa, quando c’era ancora la Cooperativa Sinfonietta di Messina; da allora di musica e di strada è stata fatta. Adesso, Antonino Cicero, che di mestiere suona il fagotto, insegna in una scuola di Cosenza ai bambini che un giorno, forse, si appassioneranno come lui a questo strumento e porta in giro la voce calda del suo strumento a fiato. «Alle scuole medie – ci racconta Antonino –, studiavo flauto traverso, ma ho avuto un grande insegnante che mi ha appassionato al fagotto, che non conoscevo. La cosa che mi piace di più del fagotto è la sonorità, la timbrica e la versatilità».

Antonio Cicero fa il fagottista

Può capitare che spesso il fagotto venga associato solo alla musica classica; ma in realtà, come ci dice Antonino, il fagotto è uno strumento capace di poter raccontare storie diverse. «Il fagotto è in grado di raddoppiare la voce del tenore, ha un suono caldo e proprio questo mi ha incuriosito ad andare avanti negli studi dello strumento». Ricerche che vanno dalla sperimentazione jazz alla musica argentina. «Quando ho iniziato a ballare il tango mi sono imbattuto in questa meravigliosa musica; non volevo fermarmi alla musica classica».

Così nel 2011 è stato pubblicato “Pasión de Bassoon” il primo album in cui la musica argentina si fa sedurre dal fagotto di Antonino Cicero. Poi, in tempi più recenti, sono usciti, entrambi per Acqua Records, etichetta discografica di Buenos Aires: “FagotTango” progetto condiviso con il pianoforte di Fabrizio Mocata, pubblicato proprio per il centenario dalla nascita di Astor Piazzolla; e “Un Tango para vos”, con Fabricio Gatta. «Fabricio è un compositore agentino e ha scritto quest’album – racconta ancora Antonino Cicero – per fagotto e pianoforte, tanghi originali; un brano solo per pianoforte, due solo per fagotto e un brano dedicato a me, per due fagotti».

Che suono fa il fagotto per Antonino Cicero

Ma chi ha detto che la ricerca di nuove sonorità non si possa fare anche a casa, a Messina. «Grazie a Luciano Troja (che di recente ha annunciato di lasciare l’incarico di direttore artistico della Filarmonica Laudamo di Messina, ndr.) e al Pannonica Jazz Workshop, ho studiato nuovi linguaggi di improvvisazione, americani e jazzisti. La bravura del musicista che ha delle idee è quello di saper individuare l’arrangiatore e il compositore: io ho avuto la fortuna di aver incontrato persone che hanno creduto in me.

Bisogna credere nei progetti e saper puntare alle novità e non aver paura di presentare cose nuove, bisogna avere la capacità di circondarsi di persone e capire bene la potenzialità di quello che puoi fare tu. Questo passo in avanti – dice ancora Antonino – è merito di Luciano e del disco “An Italian Tale“, (pubblicato nel 2016 da Almendra Music, ndr.); Luciano ha saputo trovare la chiave giusta per far cantare il fagotto; è un lavoro nato dal piacere di suonare insieme». E a distanza di sei anni, i due musicisti continuano a presentare il lavoro al pubblico siciliano e non solo. Antonino Cicero e Luciano Troja, infatti, saranno ancora in giro per la Sicilia, tra le date anche il “Concerto per l’Etna”, in programma il 16 settembre a Taormina. Qui tutte le date

I progetti e la musica a Messina

Un concertista come Antonino Cicero cosa si immagina per Messina? «Ci vuole una buona regia di chi sta all’Amministrazione. A Messina – continua Antonino Cicero – abbiamo la fortuna di avere tre associazioni musicali, abbiamo un Conservatorio, un liceo musicale e una scuola media a indirizzo musicale. La buona regia consiste nel mettere in connessione tutto questo, coinvolgendo le scuole, i ragazzi; organizzando le stagioni concertistiche per bambini, già lo faccio a Cosenza, perché deve diventare un’educazione. Questo è un lavoro che non si fa sul territorio.

Abbiamo un Palacultura che non serve a niente, ci sono operatori che dicono che le associazioni musicali hanno occupato l’auditorium del Palazzo della Cultura, invece queste realtà pagano l’affitto. Sarebbe bello avere un direttivo artistico, che potesse far funzionare quel posto. Abbiamo bisogno di spazi per fare le cose, non c’è una vera programmazione. Sarebbe bello organizzare un festival dello Stretto tra Messina e Reggio». La certezza, in attesa di nuovi futuri, è che Antonino è già a lavoro per due nuovi dischi: ancora con Fabricio Gatta e Luciano Troja.

Intanto, se avete voglia di iniziare ad ascoltare il fagotto, vi suggeriamo (e Antonino che lo fa per noi): Andrea Merezon, fagottista argentina.

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