Grande partecipazione all’incontro con Nanni Moretti, all’Auditorium Fasola del cinema “Multisala Apollo” di Messina, per presentare e commentare col pubblico il film “Tre piani”, reduce dagli 11 minuti di applausi al Festival di Cannes. Una pellicola ambientata nel chiuso di un condominio, incentrata sulle esistenze e le solitudini dei membri di tre famiglie che in comune, almeno all’inizio, sembrano avere solo il fatto di abitare lo stesso edificio.
Nanni Moretti è tornato al cinema e, per farlo, piuttosto che far distribuire il suo ultimo film sulle piattaforme di streaming, ha preferito aspettare che riaprissero le sale: «Prima che da regista o da attore, parlo da spettatore, perché l’esperienza di vedere i film degli altri al cinema è la cosa che più mi è mancata durante le chiusure di quest’ultimo anno e mezzo», ha spiegato. E proprio nella settimana in cui le Sale hanno potuto ricominciare a lavorare a capienza piena, ApolloSpazioArte ha deciso di riportare a Messina Nanni Moretti, per un incontro di circa un’ora, alla fine della proiezione di “Tre piani”, durante il quale il regista ha dialogato con il pubblico, sviscerando i caratteri dei suoi personaggi, le impressioni degli spettatori, il suo rapporto con la settima arte e i nuovi mezzi di distribuzione, il suo modo così peculiare di fare cinema.
“Tre piani” è un film diverso da quelli cui ci aveva abituato nella prima fase della sua carriera. È il primo tratto da un libro, l’omonimo romanzo dello scrittore israeliano Eshkol Nevo, edito in Italia da Neri Pozza. Un libro che lo ha colpito, che in qualche modo «mi ha parlato», e lo ha convinto a tentare una strada nuova. Un esperimento che possiamo definire riuscito, che Nanni Moretti, insieme alle sceneggiatrici Federica Pontremoli e Valia Santella, ha fatto proprio. Ci sono i temi tipici della sua cinematografia, anche se forse appaiono più in sordina, c’è la politica, ci sono i disturbi mentali, quelli più invisibili – dall’esterno – e insidiosi, c’è quell’ironia sottile che strappa un sorriso amaro in momenti inaspettati.
Di cosa parla, quindi, “Tre piani”? Di tre famiglie ciascuna alle prese con la propria vita, con i propri drammi privati, le difficoltà del cambiamento, la chiusura verso l’esterno, la paura dell’altro. Personaggi a tutto tondo, tra uomini per lo più duri, rigidi e testardi, ossessionati dalle proprie paure e incapaci per lo più di trovare la spinta necessaria al cambiamento; di donne che sembrano portare sulle spalle il peso del mondo, che cercano di fare da mediatrici in situazioni difficili e rimarginare le ferite più insanabili. Donne spesso sole, anche in mezzo agli altri, che trovano la forza in loro stesse per salvarsi o che si perdono irrimediabilmente.
A spiegare questo dualismo tra gli uomini e le donne – ma anche le bambine – del film, è lo stesso Nanni Moretti: «Mentre i personaggi maschili sono fermi sulle loro posizioni, inchiodati, ostinati nel ritenersi dalla parte giusta, ostili e conflittuali; invece, i personaggi femminili cercano di ricucire, cercano di sciogliere i conflitti, cercano di dare spazio all’altro». Ed è proprio qui che si trova la chiave di volta del film, il messaggio – dirompente e necessario in tempi come i nostri, in cui la tendenza è sempre più quella di chiudersi al mondo esterno, sia a livello personale, privato, che politico – che la pellicola sembra lanciare forte e chiaro e che ha esplicitato il regista stesso: «Andare verso gli altri, accogliere l’altro, non averne paura, è un cambio di prospettiva sempre più necessario non solo nella nostra vita privata, nelle nostre relazioni, ma anche nella vita pubblica».
A chiudere l’evento, Loredana Polizzi, presidente dell’Associazione ApolloSpazioArte: «Grazie a nome del pubblico e della città di Messina, perché noi, rispetto ad altre realtà, non siamo molto abituati ad avere grandi registi nella nostra piccola città. È la seconda volta che accetti il nostro invito, quindi accogliamo con grande entusiasmo questa tua venuta e speriamo di poterne avere magari un’altra per il prossimo film. Per quanto riguarda la scelta che hai fatto di non dare i film alle piattaforme, ti posso assicurare che forse per voi è una piccola “rinuncia”, nell’attesa di. Però per chi sta da questa parte, opera ogni giorno per fare in modo che il cinema arrivi al pubblico, ti posso assicurare che questa scelta per noi è stata molto importante e molto incoraggiante».
«Anche per noi che siamo qui» ha aggiunto uno spettatore, e non possiamo che dirci d’accordo.
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