Sulla riva del torrente Pagliara, che dà il nome al piccolo centro abitato della provincia di Messina, sorge un antico Monastero la cui costruzione è ammantata di mistero e leggenda. Si tratta della Chiesa di S. Maria di Polimena (oggi San Sebastiano), edificata nel ‘500 e più volte restaurata, al cui interno si narra fosse custodita l’immagine sacra della Madonna di Polimena, salvata miracolosamente dalle persecuzioni iconoclaste in Turchia, ma poi andata perduta.
La storia della Chiesa di S. Maria di Polimena e dell’immagine sacra da cui prende il nome, ce la racconta Paolo Maccarrone in una nuova puntata della rubrica video della pagina Facebook “Costruire Storie. Una piazza per la public history” e di Normanno dedicata alla storia di Messina, della sua provincia e della Sicilia. La rubrica rientra nell’ambito del progetto ideato dalla cattedra di Storia Moderna del Dipartimento di Civiltà Antiche e Moderne dell’Università di Messina – e curato dal professor Raffaele Manduca e dai dottori Placido Currò e Nino Teramo – con l’obiettivo di coinvolgere un pubblico di “profani” nella costruzione e nell’interpretazione del passato, aprendo a tutti, dagli appassionati ai curiosi, le porte di un’immaginaria officina di storia.
Ma tornando alla Chiesa di S. Maria di Polimena, al suo interno era custodita la tela “La Madonna del gelsomino”, attribuita ad Antonello de Saliba o Risaliba, figlio di quel Giovanni che collaborò con Antonello da Messina. Si tratta, ci racconta Paolo Maccarrone di «un esempio di arte sul territorio che lega la bellezza alle specificità dei nostri luoghi, dei nostri piccoli centri abitati, sconosciuti ai tanti, ma straordinariamente ricchi di storia del quotidiano, di vita degli uomini nel tempo, di un’identità materiale e culturale necessariamente proiettata nel futuro come occasione di crescita e sviluppo».
Di seguito il video documentario di “Costruire storie. Una piazza per la public history” che racconta, tra storia e leggenda, l’edificazione della Chiesa di S. Maria di Polimena e mostra il capolavoro del Saliba.
(Foto © Giovanni Lombardo)
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