Da qualche mese a questa parte il numero di alberi che cadono a Messina sembra essere aumentato considerevolmente, tanto da far parlare di una vera emergenza alberi in città. Per capire il perché di questo fenomeno abbiamo chiesto spiegazioni a un esperto del settore, il dottor agronomo Stefano Salvo, presidente dell’Ordine dei Dottori Agronomi e dei Dottori Forestali della nostra provincia.
Interrogato sulla questione, il dott. Salvo ha fornito una breve panoramica sullo stato di salute del patrimonio arboreo cittadino – fatto di tigli, platani, robinie, aranci amari, ecc. –, sulla sua composizione e sulla sua storia, chiarendo le ragioni dei crolli che ormai si verificano sempre più di frequente.
«Messina – ha raccontato – vantava in passato giardinieri eccellenti. Il verde urbano della nostra città era invidiato perché variegato, ordinato e curato. Curato da professionisti del settore, persone alle dipendenze del Comune che si occupavano esclusivamente del verde. Nel corso degli anni, però, questi giardinieri sono andati in pensione e non sono stati rimpiazzati. Il lavoro che svolgevano è stato affidato a cooperative».
Si è arrivati, ha spiegato il dott. Salvo, ad avere alle dipendenze di Palazzo Zanca un solo perito agrario, che però è andato in pensione dieci anni fa, mentre le città metropolitane di Palermo e Catania potevano contare all’interno dei loro municipi su diverse figure professionali di questo tipo.
Questo cosa ha comportato? «I lavori sul verde pubblico sono stati affidati a ditte o cooperative, a tecnici e agronomi esterni, ma per periodi limitati – ha chiarito Stefano Salvo. È mancata sostanzialmente una pianificazione, una continuità che avrebbe consentito di realizzare interventi mirati e una programmazione sul lungo periodo. Di conseguenza, il nostro patrimonio arboreo non ha avuto le cure adeguate, molte piante sono state messe a dimora nei posti sbagliati, senza un criterio razionale che tenesse conto delle condizioni climatiche, delle necessità delle diverse specie, oltre che della popolazione stessa».
Qualche anno fa, però, nel 2005, il Comune, a seguito delle numerose richieste di risarcimento per i danni causati dal crollo di rami e piante, ha richiesto l’ausilio dell’Ordine per fare un censimento del patrimonio arboreo cittadino. Tre professionisti, i dottori Sebastiano Calderone, Stefano Salvo e Saverio Tignino hanno lavorato in collaborazione con ATO 3 per effettuare delle verifiche fitostatiche sulle alberate ricadenti nel territorio comunale di Messina.
In sostanza, gli alberi della città dello Stretto sono stati censiti e analizzati per valutarne la stabilità e, in generale, lo stato di salute: «Abbiamo utilizzato un metodo che si chiama VTA, Visual Tree Assessment, effettuata tramite un’analisi visiva e un martello di gomma che consente di valutare la staticità delle piante – ha spiegato il dott. Salvo. A seguito di questa analisi abbiamo classificato gli esemplari esaminati in base al loro stato di salute e li abbiamo catalogati in 5 classi differenti, dove la “A” includeva tutte le piante sane, mentre la “D” quelle con difetti morfologici e strutturali molto gravi».
In quest’ultima classe – in cui erano stati inseriti molti degli alberi poi caduti nei mesi scorsi – ricadevano le piante da abbattere e rimpiazzare perché a rischio crollo. Lo studio, pubblico e consultabile al Comune, ha evidenziato anche le cosiddette “fallanze”, «alberature che nel corso degli anni sono schiantate o sono state abbattute».
Terminato questo studio, durato due anni, Ato 3 ha deciso di intervenire buttando giù e sostituendo le piante malate: «Abbiamo iniziato dalla zona centrale della città, quella più trafficata e nella quale si correvano più rischi – ha raccontato il dott. agronomo Stefano Salvo. Abbiamo tolto le piante e le abbiamo sostituite tenendo conto delle vie in cui ci trovavamo, della loro importanza, dei palazzi, delle linee elettriche, e abbiamo scelto specie consone al luogo. Questo è stato fatto in diverse zone, come per esempio lungo il viale Boccetta. Qui abbiamo messo delle palme per riprodurre l’antico paesaggio». In questo caso, però, invece delle vecchie canariensis sono state piantate palme cocos, che finora si sono mostrate resistenti agli attacchi del punteruolo rosso.
Il lavoro dell’Ordine in collaborazione con il Comune, però, si è concluso nel 2008 e negli anni successivi gli interventi eseguiti hanno avuto un carattere più discontinuo. Molte delle alberature allora classificate come classe D, e quindi da abbattere, sono crollate nel corso degli ultimi dieci anni. Le cause, come in molti altri contesti, derivano da interventi di “manutenzione” non fatti o fatti male: «Errati interventi colturali – ha spiegato il dott. Salvo – soprattutto di potatura, tagli fatti in modo errato. Tutto questo ha portato alla formazione di carie che si sono piano piano fatte più profonde fino compromettere la stabilità dell’albero».
Le conseguenze di questa mancanza di cura si sono viste frequentemente anche negli ultimi mesi, basti pensare al ramo che si è riversato al suolo lo scorso 6 settembre in piazza Santa Caterina (via Garibaldi), o all’albero crollato in via Tommaso Cannizzaro il 14 luglio nei pressi del Tribunale. A questi vanno aggiunti poi i crolli causati dalle forti raffiche di vento che in diverse occasioni hanno causato diversi danni a Messina. E’ il caso dei due alberi crollati ieri sera in via La Farina e in via I settembre.
A seguito di questi eventi, che avevano fatto parlare di emergenza alberi, l’Amministrazione ha affidato a un agronomo, il dott. Saverio Tignino, il compito di effettuare un nuovo censimento e ha aperto un bando per trovare altre figure professionali in grado di curare il patrimonio arboreo cittadino: «Sembra ci si stia rendendo conto dell’importanza di un lavoro di questo tipo – ha commentato il dott. Salvo. Noi aspettiamo l’esito del bando e speriamo in una collaborazione con l’Amministrazione».
«Oggi – ha aggiunto il presidente dell’Ordine – non è concepibile avere vie spoglie e il verde urbano deve essere razionale, ragionato e curato».
A fronte della situazione attuale, infatti, il verde urbano rischia di apparire quasi come un fastidio agli occhi del cittadino, se non addirittura come una minaccia. Una cura maggiore e più costante, unite a una programmazione che assicuri la continuità negli interventi potrebbe però cambiare la situazione, restituendo agli alberi il loro valore.
Perché gli alberi – come ha concluso il dott. Salvo – non sono solo un elemento paesaggistico, ma sono soprattutto memoria, ossigeno e riparo, rappresentano il “polmone verde” degli ambienti urbani, attenuano gli effetti climatici, i loro colori e mutamenti scandiscono il passare delle stagioni e ci riportano alla mente ricordi dell’infanzia e dell’adolescenza; ed è forse giunto il momento di ricordarlo.
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